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atto quarto 267

memoria nostra come un tributo, e non come un salario. Concedetemi due cose, ve ne prego, non le negate, e perdonatemi.

Por. Mi fate tanta istanza, che mi arrendo. Datemi i vostri guanti, li porterò in memoria di voi: e per segnale di vostra amicizia prenderò ancora quest’anello. Non ritirate dunque la mano: non prenderò nulla di più: e per amore cotesto non mi negherete.

Bas. Questo anello, buon signore..... oimè! è un nonnulla e arrossirei di offerirvelo.

Por. Non vuo’ altro che quell’anello, e ho gran desiderio di averlo.

Bas. Esso ha in sè un prezzo ben superiore al valor suo. Vi farò cercare il più bell’anello di Venezia, e ve ne darò, ma questo, perdonatemi, nol posso.

Por. Veggo, signore, che siete liberale in offerte: voi mi insegnate prima a dimandare, e m’insegnate ora come va risposto a chi domanda.

Bas. Buon signore, quest’anello mi fu dato da mia moglie, e quando ella il pose al mio dito mi fece giurare di non mai staccarlo da me.

Por. Tale scusa libera molti uomini dalla fatica di dover donare. A meno che vostra moglie non sia demente, allorch’ella saprà quanto ho meritato quest’anello, essa non vi farà un delitto di avermelo dato. — Bene, la pace sia con voi. (esce con Ner.)

Ant. Signor Bassanio, dategli quell’anello; i suoi servigi, la mia amicizia bilancino il comando di vostra moglie.

Bas. Va, Graziano, corri, cerca di raggiungerlo, dagli l’anello e conducilo se puoi da Antonio. Va, sii sollecito (Graz. esce). Andiamocene anche noi intanto, e dimani appena aggiorni corriamo a Belmont. Vieni, Antonio. (escono)

SCENA II.

La stessa. — Una strada.

Entrano Porzia e Nerissa.

Por. Chiedi dov’è la casa dell’ebreo, e dagli, quest’atto da firmare. Noi partiremo stasera, e giungeremo un giorno prima dei nostri mariti. Questa donazione piacerà a Lorenzo. (entra Graziano)

Graz. Siate il ben trovato, signore. Bassanio, dopo più maturo esame, vi manda quest’anello, e vi supplica di tenergli compagnia a desinare.