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atto quarto 263


Shy. Sì, quando sarà pagata secondo il suo tenore. E’ sembra che voi siate un giudice integro, e che conosciate la legge: voi avete giudiziosamente esposto il caso; ond’io vi supplico in nome di questa legge di cui siete, un degno appoggio, di procedere alla sentenza. Giuro sulla mia anima che lingua d’uomo non perverrà mai a farmi mutare: e aspetto che si adempia il contratto.

Ant. Io pure supplico l’assemblea di profferire la sua sentenza.

Por. Ebbene, conviene che prepariate il vostro seno a ricevere il suo coltello.

Shy. Oh nobile giudice! Oh eccellente giovine!

Por. Perocchè l’intento e lo scopo della legge son qui manifesti; e forz’è che le condizioni della cedola si adempiano.

Shy. È giusto, è giusto: oh buono e savio giudice! Quanto più vecchio sei che nol rassembri!

Por. Scopriti dunque il seno. (ad Ant.)

Shy. Sì, il seno; la polizza lo dice, non è vero, nobile giudice? Vicino al suo cuore; son le vere parole.

Por. Appunto; avete qui le bilancie per pesar la carne?

Shy. Le ho.

Por. Convien che abbiate ancora qualche chirurgo a vostre spese per fasciargli la piaga, per tema ch’ei non perda il sangue tanto da morirne.

Shy. È ciò espresso nel patto?

Por. No, ma non vale. Sarebbe bene che lo faceste per carità.

Shy. Non son del vostro avviso, non essendo ciò espresso nel patto.

Por. Avvicinatevi, mercante; avete qualche cosa da dire?

Ant. Poche cose: son pronto e armato di coraggio. Datemi la vostra mano, Bassanio. Addio, non vi affliggete dell’estremità a cui son ridotto: perocchè in ciò la fortuna si mostra più mite che non suole. Ella ha sempre costume di lasciare gli sfortunati sopravvivere ai loro beni per vedere con occhi infossati, e fronte piena di rughe, una vecchiezza di miserie: e me libera invece dai languori di quello spaventoso stato. — Parlate di me alla vostra nobile sposa: raccontatele questi avvenimenti che han causata la morte di Antonio; ditele quant’io vi amava; dipingetemi morente con coraggio, e finito il vostro racconto giudichi ella se Bassanio ebbe un amico. Non vi pentite della cagione che vi fa perdere l’amico vostro, com’ei non si pente di dover riem-