Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/266


atto terzo 255

ad altro. Lorenzo, io rimetto fra le vostri mani l’autorità del mio sposo e la mia; esercitatela nella mia casa fino al suo ritorno. Per me ho fatto segretamente voto al cielo di vivere in preghiere e in meditazioni, accompagnata dalla sola Nerissa, fino a che il suo consorte e il mio riedano a noi. Vi è un monastero distante due miglia; è la che ci ritireremo. Io vi scongiuro di non rifiutare il carico che la mia amicizia e la necessità vi impongono.

Lor. Signora, con tutto il cuore, obbedirò a questi onorevoli comandi.

Por. Le persone del mio servizio conoscono già il mio disegno, e staran sottomesse a voi e a Gessica, come lo starebbero a Bassanio e a me. Addio, possiate goder di ogni bene, fino al momento di riunirci.

Lor. Possiate voi non avere che lieti pensieri e momenti felici.

Ges. Vi auguro, signora, tutta la felicità che può desiderare un cuore.

Por. Ricevo questi voti con riconoscenza, e con piacere ve li ricambio. Addio, Gessica. (escono Ges. e Lor.) Baldassare, io ti ho sempre conosciuto per uomo onesto e dabbene; fa che anche ora ti trovi tale. Prendi questa lettera, e corri a Padova colla più gran sollecitudine; consegnala fra le mani del dottor Bellario, mio cugino; prendi le carte e le vesti ch’ei ti darà, e portale con celerità eguale nel luogo dove stanno per solito le barche che guidano a Venezia. Non gittar tempo in parole; parti, io là mi trovero prima di te.

Bald. Signora, andrò con tutta la possibile fretta.      (esce)

Por. Avvicinati, Nerissa; io sto molinando cosa che ignori. Noi rivedremo i nostri mariti prima che essi nol pensino.

Ner. Ci vedranno essi?

Por. Sì, Nerissa; ma sotto abiti che non ci faranno conoscere. Scommetto quello che vuoi che quando sarem vestite da uomini io sarò garzone più vago di te, e porterò la spada con maggior grazia. Vedremo chi assumerà meglio la stridula voce di quell’età che sta ai confini dell’adolescenza, e chi metterà meglio due piccoli passi in un gran passo d’uomo. Io parlerò di battaglie da gran millantatore, e dirò molte leggiadre menzogne; toccherò di molte donne di un grado elevato che mi avran ricercato d’amore, e cui i miei rifiuti avran fatto infermare e morire; aggiungendo che non potevo appagarle tutte, e pentendomi e dolorando il fine loro. — Farò mille di tai racconti, sicchè si giurerà che escito sono dalle scuole da più di un anno; e compierò tutte quelle mariuolerie che son proprie dei ragazzi storditi.