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254 | il mercante di venezia |
cedere sospirando alle suppliche di un cristiano. Non seguirmi: non vuo’ ascoltarti; vuo’ si attenga il patto. (esce)
Sal. È il cane più insensibile che mai si vedesse.
Ant. Lasciamolo, nol noierò più con preghiere inutili; ei vuole la mia vita, e ben ne so il motivo. Ho strappato spesso ai suoi artigli molti de’ suoi debitori che mi hanno implorato. Ecco perchè mi abborre.
Sal. No, ne son sicuro, il doge non permetterà mai che un tale patto abbia luogo.
Ant. Il doge non può esimersi dalle leggi, e convien rispetti i privilegi di cui godono gli stranieri a Venezia. Lo Stato soffrirebbe di quest’ingiustizia, perocchè la ricchezza del suo commercio è fondata sulla confidenza che hanno nelle sue leggi tutte le nazioni. Andiamo; le mie pene e le mie perdite mi han tanto abbattuto, che appena avrò dimani una libbra di carne pel mio crudele creditore. — Vieni, carceriere; prega Dio che Bassanio arrivi per vedermi a scontare il suo debito, e sarò quindi contento. (escono)
SCENA IV.
Belmont. — Un appartamento nella casa di Porzia.
Entrano Porzia, Nerissa, Lorenzo, Gessica e Baldassare.
Lor. Signora, non temo di dirlo in vostra presenza, voi avete una nobile e giusta idea della divina amicizia. Essa trasparisce assai generosamente nel modo con cui sopportate la lontananza del vostro sposo. Ma se sapeste a quale oggetto la vostra grandezza d’animo fa questo sacrifizio, quanto l’uomo che soccorrete è amico tenero e pieno d’onore, quanto è affezionato allo sposo vostro, son sicuro che sareste anche più altera della vostra opera.
Por. Non mai mi pentii d’aver fatto il bene, nè oggi me ne pentirò. Fra due esseri uniti che vivono e passano i loro giorni insieme, le cui anime portano egualmente il giogo dell’amicizia, convien si trovi un’affinità di volti, di costumi, di sentimenti. È ciò che mi fa pensare che quell’Antonio, sendo l’amico del cuore dello sposo mio, deve rassomigliargli; e se questo è, ben poco mi è costato lo strappare l’imagine di una seconda me stessa ai tormenti che le apparecchiava una malizia infernale. Ma questo è troppo diffondersi sul mio elogio; taciamoci di ciò e veniamo