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252 | il mercante di venezia |
tal segno i lineamenti di un uomo di coraggio. Che! di più in più?... permettetemi, Bassanio; sono una metà di voi, e debba dividere con voi senza riserva i segreti di quella lettera.
Bas. Oh dolce Porzia! sono qui alcune parole, nè mai di più nere macchiarono un foglio. Cara sposa, la prima volta che vi svelai la mia fiamma vi dissi con franchezza che tutto il bene che possedevo scorreva per le mie vene, che gentiluomo io ero, e il vero dissi. Nondimeno, signora, allorchè a nulla mi ragguagliavo io mentiva; allorchè vi dicevo che nulli erano i miei beni, avrei dovuto dirvi che al disotto erano del nulla. Vincolato io mi sono con un tenero amico, e vincolato ho quest’amico col più crudele de’ suoi nemici, per procacciarmi denaro. Ecco una lettera, signora, che mi sembra il cadavere dell’amico mio, e di cui ogni parola parmi una ferita che versi in larga copia il sangue. Ma è egli ben vero, Salerio? Tutti i suoi vascelli sono periti? Alcuno non ne è tornato nè da Tripoli, nè dal Messico, nè dall’Inghilterra, nè da Lisbona, nè dalla Barberia, nè dall’India? Alcuno non si è sottratto al terribile urto degli scogli, così funesto ai naviganti?
Soler. Nessuno, signore. Inoltre e’ pare che s’egli avesse anche ora il denaro della cedola, l’ebreo non vorrebbe prenderlo. Non ho mai veduto creatura, vestita di forma umana, così avventata, così ardente nella persecuzione di un uomo. Egli assedia dì e notte il doge, e pone innanzi la sicurezza dello Stato se rifiuta di rendergli giustizia. Venti mercatanti, il doge stesso e i Magnifici han cercato di mitigarlo; ma non poterono distoglierlo dall’atto crudo ch’ei vuol compito in nome del patto violato.
Ges. Quand’io era con lui l’ho udito giurare a Tubal e a Chus, suoi confratelli, che più gli piacerebbe aver la carne di Antonio, che venti volte la somma che gli è dovuta; e son sicura che se le leggi e le autorità e tutta la forza del potere non vi si oppongono, ei tratterà male il povero Antonio.
Por. È il vostro amico che si trova in tale condizione?
Bas. Il più caro de’ miei amici, il più onesto degli uomini, l’anima più nobile e il più ardente benefattore; l’uomo infine che mi ricorda l’antica virtù latina più che ogni altro abitante d’Italia.
Por. Quanto dev’egli all’ebreo?
Bas. Per me gli deve tremila ducati.
Por. Non di più? Dategliene sei mila, e annullate la cedola. Raddoppiate le sei mila, triplicatele, piuttosto che un amico, di cui mi fate tal ritratto, perda mai un capello per colpa di Bassanio. Andiamo insieme al tempio, chiamatemi vostra sposa, e