Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto terzo | 251 |
signore, sono vivi come i vostri. Voi avete veduto la signora, ed io la fante. Voi avete amato, ed io ho amato al par di voi; gli indugi non mi talentano. La vostra sorte era racchiusa in questi scrigni, la mia vi era del pari. Ho fatta qui la mia corte tanto da sudar sangue ed acqua, ed ho sì a lungo giurato d’amare, che ne ho la gola secca; infine; se si può contare sulle promesse, ne ho ottenuta una da questa bella, che ha fatto voto di tenermi in buon conto, se la fortuna avevate di eleggere la sua padrona.
Por. È egli vero, Nerissa?
Ner. È vero, signora, così vi piaccia.
Bas. E parlate voi, Graziano, di buon senno?
Graz. Sì, in verità, signore.
Bas. Le nostre feste saran molto onorate dal vostro matrimonio.
Graz. Scommetteremo mille ducati a chi avrà prima un figlio. — Ma chi viene qui? Lorenzo colla sua infedele? Ed è anche con lui il mio vecchio amico veneziano Salerio? (entrano Lorenzo, Gessica e Salerio)
Bas. Lorenzo e Salerio, siate i ben giunti; seppure un ospite così nuovo in questi luoghi è in diritto di ricevervi. — Con vostra licenza, mia cara Porzia, do ai miei amici e concittadini il benvenuto.
Por. Così faccio anch’io, signore; essi sono di cuore i ben arrivati.
Lor. Ve ne ringrazio. — Per me, signore, il mio disegno non era di venirvi a trovar qui; ma avendo incontrato Salerio, ei mi ha tanto pregato di accompagnarlo, che non seppi dirgli di no.
Soler. Così feci, signore, ed ebbi ragioni per ciò. Il signor Antonio ve lo raccomanda. (dandogli una lettera)
Bas. Prima ch’io apra questa lettera, ditemi, ve ne prego, come sta il mio buon amico?
Soler. Non male, signore, a meno che non sia nell’anima; non bene, a meno che nell’anima non sia. La sua lettera vi chiarirà il suo stato.
Graz. Nerissa, fate onore a quella straniera, e datele il benvenuto. La vostra mano, Salerio. Quali novelle di Venezia? Come sta il real mercatante, il buon Antonio? Son sicuro ch’ei godrà delle nostre fortune; noi siamo i Giasoni che abbiamo conquistati i velli.
Saler. Avreste voi conquistato quel vello che egli ha perduto?
Por. Stannovi in quella lettera fatalissime novelle che tolgono il colore alle gote di Bassanio. La morte forse di qualche caro amico, perocchè null’altra sventura nel mondo può abbuiare a