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250 il mercante di venezia

disfatto ai riguardi dovuti al popolo che, allorchè ode acclamazioni e applausi universali, si turba e guarda da tutte le parti, e cerca di assicurarsi, se è a lui che quelle lodi s’indirizzano; tale è, o bella, o tre volte bella Porzia, la mia condizione. Io dubito ancora di quello che veggo, fino a che voi l’abbiate confermato e ratificato.

Por. Signor Bassanio, voi mi vedete dove io sto, e tale qual sono! Per mia propria soddisfazione non nutro l’ambizioso desiderio di essere più bella; ma per amore di voi vorrei accrescere venti volte il valor mio, esser mille volte più leggiadra, e mille volte più ricca. Per darvi di me un’alta idea, vorrei avere virtù, beni, qualità, amici senza numero. Ma io non sono per dire vero, che una fanciulla semplice, poca istruita, senza esperienza: felice in ciò che non ho varcata l’età dell’imparare, più felice anche per non essere nata tanto imbelle da non poter apprendere ancora. Il maggiore mio bene dopo tutti questi è di poter sottomettere il mio spirito docile alla vostra direzione, come al suo signore, al suo governatore e re; perocchè io stessa, e tutto quello che mi appartiene è ora vostro. Dianzi io era signora di questa bella casa, dei miei domestici e di me stessa; ora questa casa, questi domestici ed io siam vostri, signore: con questo anello io tutto vi dono. Quando voi lo cedeste o il perdeste, sarebbe il presagio della nostra ruina; nè più mi resterebbe che il diritto di rimproverarvi la mia sventura.

Bas. Signora, voi mi avete tolto il potere di rispondervi. Il mio sangue solo vi parla nelle mie vene: perocchè regna in tutte le potenze del mio essere il medesimo disordine che si osserva in una moltitudine infiammata da una bella concione, profferita da un principe a lei caro. Il rumore dei differenti discorsi mischiati insieme forma un caos in cui altro non si distingue che l’espressione confusa di una gioia inarticolata; ma possa la vita separarsi dal mio cuore, allorchè quest’anello si separerà dal mio dito. Non temiate allora di dire che Bassanio è morto.

Ner. Signori, tocca a noi, ora che siamo stati testimoni della fortunata vostra sorte, di gridare: siate sempre, sempre felici!

Graz. Messer Bassanio e nobile signora, io vi auguro tutta la felicità che potete desiderare; perocchè son sicuro che non ne desiderate alcuna a danno mio. Ma allorchè disegnate di celebrare le vostre nozze, permettete, ve ne prego, a me pure di ammogliarmi.

Bas. Con tutto il cuore; poi cercarti la sposa.

Graz. Vi ringrazio; voi me ne avete trovata una. I miei occhi,