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atto terzo 247


SCENA II.

Belmont. — Un appartamento nella casa di Porzia.

Entrano Bassanio, Porzia, Graziano, Nerissa e seguito. Gli scrigni stanno scoperti.

Por. Fermatevi, ve ne prego; fermatevi un giorno o due, prima di avventurarvi: perchè, se eleggete male, io perdo la vostra compagnia; fermatevi, fermatevi. Vi è qualche cosa che mi dice (ma non l’amore) che non vorrei perdervi; e voi sapete che questi non sono i consigli dell’odio. Per tema che non indoviniate bene il mio pensiero (e una fanciulla non ha altra lingua che il pensiero) vorrei ritenervi qui un mese o due, prima che arrischiaste nulla per me. Saprei allora insegnarvi i mezzi di bene scegliere; ma con ciò diverrei spergiura, e non voglio esserlo. — Potreste ingannarvi, e se ciò accadesse pel mio silenzio, mi fareste desiderare un delitto: dolore mi prenderebbe di non essere stata spergiura. Sciagura a’ vostri occhi! essi si sono fissati sopra di me, e mi hanno divisa in due parti; una metà è vostra; l’altra è pur vostra... è mia, volevo dire. Ma se è mia, vi spetta; onde tutta intera vi appartengo. Oimè! questo secolo iniquo pone empie barriere fra il proprietario e i suoi diritti; perciò sebbene vostra, di voi non sono. Ebbene, sia: vada in inferno la fortuna, s’ella vi fa errare nella scelta; ma non io, violando il mio giuramento! Di troppo parlo, ma è per rallentare il tempo, per estenderlo, per allungarlo, per ritardare l’istante della vostra elezione.

Bas. Lasciatemi scegliere, perchè languo alla tortura.

Por. Alla tortura, Bassanio? confessate dunque qual tradimento è mescolato al vostro amore.

Bas. Nessuno, se non è quell’orribile tradimento della diffidenza che mi fa temere l’istante del godimento del mio amore. La neve e il fuoco potrebbero prima starsene amici insieme, che il tradimento e il mio amore.

Por. Sì, ma temo che non parliate come un uomo alla tortura, le cui rivelazioni non sono strappate che dalla violenza.

Bas. Promettetemi la vita, e confesserò la verità.

Por. Confessate e vivete.

Bas. Confessate ed amate, sarebbe stata la vera mia formola. Oh! felici tormenti, allorchè la mia tormentatrice m’insegna le