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atto secondo | 241 |
gli ha stesa la mano, ed ha stretta quella dell’amico con una sensibilità ineffabile. Dopo di ciò si sono separati.
Sal. Credi, ei non ama la vita che per l’amico suo. Corriamo, a cercarlo, te ne prego, e con qualche piacere procuriamo di distoglierlo da quella malinconia, a cui tanto gli piace d’abbandonarsi.
Salar. Andiamo. (escono)
SCENA IX.
Belmont. — Una stanza nella casa di Porzia.
Entra Nerissa con un domestico.
Ner. Presto, presto, tira le cortine; il principe di Aragona ha giurato, e viene ora a fare la sua scelta. (squillo di corni. Entrano il principe d’Aragona, Porzia e il loro seguito)
Por. Mirate, ecco gli scrigni, nobile principe. Se voi eleggete quello in cui sta la mia effigie, il nostro imeneo sarà tosto celebrato. Ma se fallite, convien, signore, che esciate da questi luoghi senza altri discorsi.
Ar. Mi sono vincolato con giuramento ad osservare tre cose: prima, di non mai rivelare ad alcuno lo scrigno da me scelto: secondo, se la mia scelta non è felice, di non far più alcuna proposta di matrimonio ad alcuna donna; terzo, se la fortuna non mi protegge, di abbandonarvi e di partir tosto.
Por. Sono le condizioni che giurano di osservare tutti quelli che vengono ad avventurarsi per me.
Ar. E sottomesso mi vi sono venendovi innanzi. Fortuna, fammi trovare la speranza del mio cuore! Oro, argento e piombo. Chi mi prende, convien dia ed arrischi tutto ciò che ha. Dovresti avere una più bella apparenza, se volessi che per te mi avventurassi. E l’aureo scrigno che dice? Ch’io vegga: Chi mi sceglie, otterrà quello che molti desiderano. Ciò che desiderano! allude forse allo stolto volgo che si determina nelle scelte per le apparenze, non veggendo nulla al di là di ciò che il suo occhio allettato gli mostra; che non penetra mai fino all’interno, ma simile alla rondine intreccia il nido al di fuori del muro, esponendolo all’ingiuria dell’aria e a mille altri accidenti. Io non isceglierò quello che molti desiderano: non mi porrò nel novero degli spiriti volgari per confondermi fra la rozza moltitudine. A te io ricorro, ricco santuario d’argento. Ripetimi la tua iscrizione: Chi mi elegge otterrà quanto merita. Ben detto. Peroc-