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atto secondo 237

mondo! v’è molto più ardore nel desiderio che nel godimento. Vedete come, simile a un giovine pieno di fuoco, la nave splendida de’ suoi padiglioni abbandona la baia natale, sospinta e carezzata dai venti lascivi! E vedete poscia com’ella torna squarciata, nello stato del figliuol prodigo, coi fianchi rotti, le vele sdrucite, tale da destar pietà! (entra Lorenzo)

Salar. Tiene Lorenzo: non più di ciò per ora.

Lor. Dolci amici, perdonatemi se mi feci sì a lungo attendere. Non son io, ma i miei negozi che posero alla prova la vostra pazienza. Allorchè vi verrà il talento di rubare una sposa, vi prometto di stare all’erta tanto tempo quanto voi steste per me. — Articolatevi: è qui la casa del mio padre ebreo. — Olà, olà! Di casa. (entra Gessica al disopra in abiti da paggio)

Ges. Chi siete? Nominatevi per maggiore sicurezza, sebbene potrei giurare che vi conosco alla voce.

Lor. Lorenzo, l’amor tuo.

Ges. Lorenzo certo; e l’amor mio ancora; perocchè chi amo io tanto? e qual altri che voi, Lorenzo, sa s’io son vostra?

Lor. Il Cielo e il tuo cuore son testimoni che lo sei.

Ges. Prendete questo scrigno val il pregio dell’opera. Godo che sia notte, e che non mi vediate, perocchè arrossisco del mio travestimento; ma l’amore è cieco e gli amanti non possono vedere tutte le follie che compiono; se lo potessero, Cupido stesso sarebbe vergognoso, mirandomi così trasformata in garzone.

Lor. Discendete, perocchè voi dovete rischiararmi la via.

Ges. Che! Porre io in luce il mio errore? Oimè! esso non è che troppo palese. L’ufficio che mi addossate, mio amore, mi farà scoprire, mentre anzi converrebbe che restassi nascosta.

Lor. Voi lo siete, mia cara, sotto questo amabile travestimento. Ma venite senza indugi; perocchè l’oscura notte fugge a gran passi, e siamo aspettati alla festa di Bassanio.

Ges. Vado a chiudere le porte, e ad arricchirmi di qualche altro ducato, poscia sono con voi. (rientra)

Graz. Pel mio cappuccio! è una gentile, e non una ebrea.

Lor. Sciagura a me se non l’amo con tutto il cuore! Ella è saggia, per quanto posso giudicarne; è bella, se i miei occhi non m’ingannano; è sincera, come me lo ha provato; e per conseguenza come saggia, bella e sincera rimarrà sempre nel mio cuore costante (entra Gessica). Sei tu venuta? Miei amici, partiamo. I nostri compagni mascherati ci aspettano. (esce con Ges. e Sal.; entra Antonio)

Ant. Chi è là?