Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto secondo | 231 |
l’omicidio non può restare a lungo nascosto, ma il figlio di un uomo lo può: alla fine però la verità deve mostrarsi.
Gob. Vi prego, signore, alzatevi; son sicuro che voi non siete Lancilotto, il figliuolo mio.
Lan. Ve ne prego, non celiamo altro intorno a ciò, ma datemi la vostra benedizione; sono quel Lancilotto vostro figlio che fu, vostro garzone che è, vostra prole che sarà.
Gob. Non posso credere che siate mio figlio.
Lan. Non saprei che pensare su di questo: ma io son Lancilotto, domestico dell’ebreo, e son sicuro che la Margherita vostra moglie è mia madre.
Gob. Il di lei nome infatti è Margherita, ed io giurerò, se tu sei Lancilotto, che sei mia carne e mio sangue. Dio sia adorato! Che barba hai messo! Hai più peli sul mento che non ne ha Dobbin, il mio cavallo, nella coda.
Lan. Convien dire allora che la coda di Dobbin cresca a ritroso: son sicuro ch’egli aveva più peli nella coda ch’io non ne ho nel volto, l’ultima volta che lo vidi.
Gob. Dio! come sei mutato! Come ti trovi col tuo padrone? Gli reco un presente: come ve ne state insieme?
Lan. Bene, bene; ma per me, poichè ho fatto risiedere il mio riposo nella fuga, non vuo’ riposare finchè non ho corso. Il mio padrone è un vero ebreo. Dargli un presente! Dategli una corda: io muoio di fame al suo servizio: voi potete contare ognuna delle mie dita con le mie costole. Padre, son lieto di vedervi; datemi il vostro dono per messer Bassanio che distribuisce belle livree: s’io nol servo vuo’ correre fin dove Dio ha fabbricato un palmo di terra. Oh egregia fortuna! Eccolo appunto: a lui, padre, il canestro: perocchè ch’io sia un ebreo, se coll’ebreo mi fermo più. (entrano Bassanio, Leonardo, ed altri)
Bas. Potete far così; ma affrettatevi onde la cena sia apparecchiata al più tardi alle cinque. Fate recapitare queste lettere: indossate i miei colori; e pregate Graziano di venire di nuovo da me. (esce un dom.)
Lan. A lui, padre.
Gob. Dio benedica vossignoria!
Bas. Gran mercè: vuoi da me qualcosa?
Gob. Quest’è mio figlio, signore, un povero garzone.....
Lan. Non un povero garzone, signore, ma il valletto di un ricco ebreo; che vorrebbe, signore, come mio padre vi spiegherà.....
Gob. Egli ha, signore, come si direbbe, una gran manía per servire......