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atto primo | 227 |
nel giorno prescritto, siate esonerato dal vostro debito lasciandovi tagliare una libbra della vostra bella carne, su quella parte del corpo che mi piacerà di scegliere.
Ant. Acconsento di buon cuore. Sottoscriverò volentieri una tale obbligazione, e dirò che gli Ebrei son pieni di gentilezza.
Bas. Non sottoscriverete per obbligarmi; meglio mi piace restare fra i miei impacci.
Ant. Non temete nulla, amico; non verrò meno all’adempimento. Fra due mesi, un mese prima di questa scadenza, avrò mezzi nove volte maggiori di quelli per cui m’impegno.
Shy. Oh padre Abramo, che cosa sono questi Cristiani! La loro malvagità insegna ad essi a sospettare di tutti. Ditemi, se ei non pagasse al termine fermato, che ci guadagnerei io esigendo ch’egli adempiesse la condizione pattovita? Una libbra di carne d’un uomo non vale una libbra di carne di montone, di bue, o di capra. Quel che io fo, lo fo per acquistarmi la sua benevolenza. S’ei vuole accettare questa offerta amichevole, bene: se nol vuole, addio, e per amor mio astenetevi dal vilipendermi.
Ant. Sì, Shylock, suggellerò il patto.
Shy. Dunque andate ad aspettarmi dal notaio, dategli le vostre istruzioni sul nostro piacevole contratto, ch’io vado a prendere i ducati, e a dar un’occhiata alla casa che lasciai sotto la custodia poco sicura di un servo indolente. Fra breve vi raggiungerò.
Ant. Affrettati, gentil giudeo. (Shy. esce) Quell’ebreo si farà cristiano: egli diventa pio.
Bas. Non mi piacciono le belle parole con un’anima scellerata!
Ant. Venite, non abbiam nulla a temere; i miei vascelli giungeranno un mese prima di questa scadenza. (escono)