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222 il mercante di venezia

quale voi apparterrete all’amante che saprà eleggere, opererà in guisa che voi non diverrete che d’un uomo degno del vostro amore. Ma fra gli adoratori qui giunti da poco, ve n’ha alcuno verso cui vi sentiate più particolarmente spinta?

Por. Te ne prego, dimmene i nomi; e mentre li rassegnerai te ne farò il ritratto, e da ciò potrai scrutare i miei sentimenti.

Ner. Prima vi è il principe napoletano.

Por. Sì, quell’imbecille che non parla mai che del suo cavallo, e reputa una delle sue più cospicue doti la scienza che possiede di saperlo egli stesso ferrare. Temo molto che la madre sua non abbia dimenticato il suo decoro con un maniscalco.

Ner. Vi è quel conte palatino.

Por. Ei non sa che aggrottare il ciglio, come se dir volesse: se non vi piaccio lasciatemi andare. Ode racconti dilettevoli senza ridere; e temo che nella sua vecchiaia non divenga il filosofo lagrimoso, avvegnaché quantunque così giovine, è già di un pessimo umore. Più mi piacerebbe sposare una testa di morto, con un osso in bocca, che uno di costoro. Il Signore me ne preservi!

Ner. Che dite di quel francese, monsieur Le Bon?

Por. Dio lo fece, ed è perciò che acconsento a credere che sia uomo. In verità! so che è peccato il farsi beffe degli altri; ma trattandosi di questo parmi che noi sia. Egli ha un cavallo migliore del napoletano; corruga la fronte meglio del conte palatino: ha tutte le parti dell’uomo senz’esser uomo; se un merlo canta, ei saltella; schermisce colla sua ombra: s’io lo sposassi sposerei venti mariti: s’ei mi spregiasse io gli perdonerei, perchè, mi amasse egli alla follia, non potrei mai ricambiarlo.

Ner. E che pensate di Faulconbridge, quel giovane barone d’Inghilterra?

Por. Sapete ch’io non gli dico nulla, perchè ei non mi intende, né io lo intendo. Ei non sa né il latino, né il francese, nè l’italiano, e potreste ben giurare ch’io non capisco sillaba d’inglese. È il ritratto d’un bell’uomo colui; ma oimé! chi può conversare con un’ombra? Veste maravigliosamente, per cui credo che compri i suoi giubboncelli in Italia, i calzoni in Francia, i cappelli in Germania, e i suoi modi da per tutto.

Ner. E qual vi sembra quel signore scozzese suo vicino?

Por. Egli è pieno di carità per l’amico suo: perocché prese in prestito varii oggetti, giurando di restituirglieli quando potesse. Credo che il francese si sia fatto sua cauzione e si sia vincolato per i profitti futuri.