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atto primo 11

fra le mie preghiere ho spesso pensato siccome ad angelo tutelare...

Lear. L’arco è piegato e la corda tesa; evitate il dardo.

Kent. No; cada su di me, dovesse la sua punta immergersi nel mio cuore! Kent oblia i rispetti, allorchè vede il suo re fatto insensato. — Vecchio, che pretendi tu? Speri che il timore imporrà silenzio al dovere, allorchè ti veggo, deluso da vane parole, immolare all’adulazione il poter tuo? L’onore debbe ai re la verità, quando i re s’abbandonano a sciagurate follìe. Conserva il poter tuo; ripara con più maturo giudizio la tua folle imprudenza. Rispondo colla mia testa, che la tua più giovine figlia non è quella che ti ama meno: un suono di voce timido e modesto non è d’ordinario l’eco di un cuor vuoto e insensibile.

Lear. Kent, per la tua vita, non più.

Kent. La mia vita non l’ho mai riputata che come cosa buona a cimentarsi contro i tuoi nemici; nè mai temerò di perderla, quando la tua sicurezza lo esiga.

Lear. Lungi dagli occhi miei!

Kent. Meglio guarda, Lear, e lasciami rimanere. Uom veritiero son io.

Lear. Ah! per Apollo...

Kent. Per Apollo, re, tu imprechi ai Numi invano.

Lear. Oh vassallo scellerato!... (mettendo mano alla spada)

Alb. e Corn. Amato sire, fermatevi.

Kent. Uccidi, se vuoi, il tuo medico; ma almeno adopera a guarire il funesto tuo male, il farmaco che gli avrai dato. Revoca il tuo decreto, o finchè la mia bocca potrà trovare una voce, io la impiegherò per dirti che male ti sei comportato.

Lear. Odimi, temerario! in nome della tua sudditanza te lo impongo! Dappoichè tu hai cercato di farne violare il giuramento, cosa cui mai ardito non avevamo, e con pertinace orgoglio hai voluto frapporti fra il nostro dovere e il suo adempimento; operato che nè il nostro carattere, nè il nostro grado possono tollerare, nè tutta la nostra potenza legittimar potrebbe; abbine condegno guiderdone. Noi t’accordiamo cinque giorni, onde metterti in salvo dall’ira nostra; al sesto volgi le spalle a questo regno, e fuggi veloce; perocchè se dopo quel termine l’odioso tuo corpo dovesse esser qui trovato, sentenza di morte sarebbe eseguita sopra di te. Va, fuggi, t’allontana; che, per Giove, non mai questo sarà il decreto ch’io vorrò revocato.

Kent. Re, sii felice; addio. Poichè così ami operare, la libertà è lungi da te, e qui è l’esilio. — (a Cord.) Giovinetta, gli Dei