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208 tito andronico

inteso sospirare per questo momento a cui ora giungo. Incatenateli a dovere e chiudete loro la bocca se vogliono gridare.

(Publio ecc. s’impossessano di Chir. e Dem.)

Chir. Scellerati, fermatevi: siamo i figli dell’imperatrice.

Pub. E perciò eseguiamo quel che ne fu imposto. Chiudete loro la bocca, onde non profferiscano parola. Sono ben stretti? A ciò badate. (rientra Tito con Lavinia; ella con un bacino, ed egli con un coltello)

Tit. Vieni, vieni, Lavinia, mira i tuoi nemici legati. — Amici, fate che non parlino; ma odano solo le terribili parole che io loro dirò. — Demetrio e Chirone, oh! scellerati! ecco la sorgente pura che voi intorbidaste; eccovi dinanzi l’opera delle vostre mani. Voi le uccideste lo sposo, e per sì indegno misfatto due de’ suoi fratelli furono condannati; una mano io perdei con vostro diletto barbaro, ella entrambe, e con esse la lingua, e quel tesoro anche più prezioso di purezza incontaminata che le rapiste. Che rispondereste voi s’io vi lasciassi la libertà di parlare? Vili, voi avreste vergogna d’interceder grazia. Udite com’io mi propongo di cruciarvi: con questa mano che mi resta io vi sgozzerò, intantochè Lavinia sosterrà colle sue braccia mutilate il bacino che riceverà il vostro colpevole sangue. Voi sapete che la vostra madre deve prender parte al mio banchetto, che ella ha simulato il nome di Vendetta, e che mi crede insensato. Ascoltatemi or dunque, iniqui: io triturerò le vostre ossa in polvere, e ne farò una spaventosa vivanda, in cui le odiose vostre teste entreranno, e dirò a quella prostituta esecrabile di divorare, come il seno della terra, la sua prole. Tale è la festa ch’io le darò quand’ella ritornerà, e tali saranno le vivande che dovrà ingoiare. Voi avete adoperato con mia figlia più crudelmente che adoperato non fosse con Filomela; e più crudelmente di Progne vuo’ essere vendicata. Apprestate le gole; Lavinia, ricevi il loro sangue: (li sgozza) e quando saranno morti, pesterò le loro ossa, con questo sangue le bagnerò e farò cuocere in esso le loro teste. Vieni, vieni, ognuno si ammannisca, e mi aiuti ad imbandire sì nuovo banchetto; desidero ch’esso riesca più feroce e più sanguinoso che nol fu quello dei Centauri. Recateli entro la casa, ch’io ne sarò il cuoco, e li cucinerò anzichè giunga la loro madre.

(escono trasportando i cadaveri)