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atto quinto 205


Tit. Perchè turbate le mie meditazioni? vi fate un giuoco dei miei pensieri? Invano m’interrompeste: quello che intendo compiere sta scritto in caratteri di sangue, e si farà.

Tam. Tito, venni per parlare con te.

Tit. No, non una parola. Come potrei io dar grazia al mio discorso, sendo privo della mano che dovrebbe accompagnarlo? Tu hai in ciò l’avvantaggio sopra di me: quindi ritirati.

Tam. Se tu mi conoscessi, favelleresti con me.

Tit. Non sono insensato, e ben ti riconosco. Attesto questo braccio mutilato, e queste rughe sanguinose solcatemi dal dolore; attesto questa luce importuna del dì, e in un la fiera notte; prendo a testimone tutta la mia disperazione ch’io ti riconosco per la nostra superba imperatrice, la potente Tamora: vieni tu forse a chiedermi l’altra mia mano?

Tam. Sappi, vecchio infelice, ch’io non sono Tamora; ella è tua avversaria, ed io ti sono amica. Io sono la Vendetta, mandata dai regni infernali per scacciare l’avoltoio che ti rode il cuore, compiendo orribili rappresaglie sui tuoi nemici. Discendi, e onora il mio arrivo in questo mondo della luce; vieni a intrattenerti con me di morti e di omicidii. Non vi è antro fosco, non solitudine profonda, non vasta oscurità, non valle fangosa servente d’asilo contro i loro terrori al cruento omicidio, o allo stupro spietato, in cui io non possa discoprirli, e far rintronare nelle loro orecchie il mio terribile nome, la Vendetta, nome che fa fremere i colpevoli.

Tit. Sei tu la Vendetta? E fosti tu mandata verso di me per tormentare i miei nemici?

Tam. Sono; quindi discendi, e fammi onoranza.

Tit. Comincia dal rendermi qualche servigio prima ch’io ne venga a te. Ai tuoi fianchi stanno lo stupro e l’omicidio; dammi qualche assicurazione che la Vendetta sei; trafiggili, e schiaccia le loro membra sotto le ruote del tuo carro; allora verrò da te, e condurrò i tuoi cavalli, e insieme andaremo pel mondo. Abbi a’ tuoi comandi due ardenti corridori neri come l’ebano, per trasportare con rapidità il tuo cocchio vendicatore, e disotterrare i micidiali nei loro colpevoli covi. Allorchè il carro tuo sarà gremito di teste, io ne scenderò, e correrò a piedi dietro a te tutto il giorno come uno schiavo, dall’alzarsi del sole in oriente fino a che ei si precipita nell’Oceano; e tutti i giorni riprenderò ufficio sì penoso, purchè tu distrugga lo stupro e l’omicidio sopra la terra.

Tam. Essi sono i miei ministri e mi accompagnano.

Tit. Sono i tuoi ministri? Quale ne è il nome?