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atto terzo | 187 |
Mar. Oimè, infelice! il dolore ha fatto tanti strazi sopra di lui, ch’egli prende vani fantasimi per oggetti reali.
Tit. Su via, leviamoci; Lavinia, vieni con me: andrò nel mio studiolo per leggervi teco le meste storie dei tempi antichi. Vieni, fanciullo; la tua vista è giovine e leggere tu potrai, quando la mia comincierà a turbarsi. (escono)