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8 il re lear

ma non più di questo a me caro. Edmondo, è vero, s’è introdotto nella vita prima d’esservi chiamato; ma sua madre era assai bella, e mestieri è pure riconoscere il parto vergognoso uscito da lei. Conoscete questo nobile signore, Edmondo?

Edm. No, milord.

Gloc. Milord di Kent; e rammentatelo per l’avvenire come un mio degno amico.

Edm. I miei servigi a Vostra Signoria.

Kent. Amarvi debbo, e desidero vieppiù conoscervi.

Edm. Signore, farò opera di meritarmi la vostra grazia.

Gloc. Egli è stato nove anni fuori del suo paese, e converrà s’allontani ancora. — Il re viene. (Odesi uno squillo di trombe; entrano Lear, Cornovaglia, Albanìa, Gonerilla, Regana, Cordelia, e seguito).

Lear. Glocester, ite a far corteo ai signori di Francia e di Borgogna.

Gloc. V’obbedisco, milord.                         (escono Gloc. ed Edm.).

Lear. Intanto noi qui riveleremo i nostri più secreti propositi. Sappiate dunque che abbiamo diviso il nostro regno in tre parti; e il primo dei motivi, che a ciò ne indusse, fu quello di sollevar la nostra vecchiezza dal peso dei negozi e delle cure pubbliche, per deporlo sopra teste più rigogliose e forti; mentre noi, alleviati da questo fardello, ci trascineremo in pace verso la tomba. — Cornovaglia, figliuol mio, e voi duca d’Albanìa, che non meno amate il padre vostro, il nostro volere è fermo d’assegnare oggi pubblicamente ad ognuna delle nostre figlie la sua dote, onde prevenire con ciò qualunque litigio per l’avvenire. I principi di Francia e di Borgogna, rivali illustri nella dimanda della nostra minore figliuola, da molto tempo soggiornano appo noi, trattenutivi dall’amore: forza è infine di rispondere alla loro inchiesta. Parlate, figlie mie; poichè risoluto abbiamo in questo istante medesimo di cedere le redini del governo, rimettendo fra le vostre mani i diritti dei nostri domimi, e le cure dello Stato; ditemi, qual è di voi, da cui suo padre potrà vantarsi di essere più amato? La nostra benevolenza verserà i suoi più ricchi doni sopra di quella che per maggior gratitudine e affezione più li meriterà. Gonerilla, voi primogenita, rispondete prima.

Gon. Signore, io vi amo più teneramente che non ami la vista della luce, lo spazio e la libertà; al di là di tutto ciò che il mondo possiede di più ricco e di più egregio; al di là di quanto sia permesso d’esprimere colla parola. Vi amo come amar si può la vita ornata della salute, della bellezza, di tutti gli onori e di