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atto secondo 171

verrà una bella scelleratezza. Giaciti dunque qui, dolce oro, per togliere il piacere di giacere a quelli che ti troveranno: (nascondendo l’oro) se il forziere dell’imperatore ti ascose, ora ti asconda una zolla.     (entra Tamora)

Tam. Mio amabile Aaron, perchè sei tu sì mesto, allorchè ogni cosa sorride intorno a te? Sovra ogni cespo gli uccelli cantano arie melodiose; il serpe screziato dorme ai raggi del sole, e un zeffiro purificatore scuote dolcemente le verdi frondi, le cui mobili ombre si disegnano sopra la terra. Assidiamoci, Aaron, in mezzo a tante armonie; e mentre l’eco loquace si piace nel far deviare le mute, ripetendo con la stridula voce i suoni dei corni, come se si udissero in pari tempo gli strepiti di una doppia caccia, riposiamoci ed ascoltiamo in silenzio il romore di quei latrati; e dopo una lotta d’amore, come quella di cui già un tempo Didone e il suo principe errante gustarono, dicesi, le delizie, allorchè sorpresi da una fortunata tempesta si rifuggirono all’ombra di una grotta discreta, noi potremo tutti due allacciati fra le braccia l’un dell’altro assaporare un lieto sonno, e le voci dei cani, dei corni e degli uccelli saranno per noi quel che è la canzone della nudrice al suo roseo lattante.

Aar. Madonna, se Venere governa i desiderii vostri, Saturno regge i miei, come possono chiarirvelo il mio occhio feroce, il mio silenzio e la mia grave malinconia. La lana della mia chioma, che incolta scende come un serpe che si svincola per porre ad esecuzione un funesto disegno, vi parla forse d’amore? No, madonna, in ciò voi non vedete alcun segno amoroso. La vendetta è nel mio cuore, la morte nelle mie mani; la mia mente non si pasce che in propositi di sangue. Udite, Tamora, sovrana della mia anima, che non spera altro cielo che la felicita di possedervi; questo è il giorno fatale per Bassanio; in questo giorno è forza che la sua Filomela perda la lingua, e che i figli vostri depredino i tesori della sua castità, e tuffino le loro mani nel sangue del di lei sposo. Vedete questa lettera? Prendetela, ve ne prego, e datela all’imperatore; essa compirà una gran trama. — Non movete ora dimande; noi siamo spiati; veggo avvanzarsi verso di noi una parte della nostra preda che ignora qual pericolo la minacci.

Tam. Ah mio caro moro, a me più caro della vita!

Aar. Basta, bella imperatrice. Bassanio viene; suscitategli una contesa, qual che ne sia il soggetto; ed io guiderò i vostri figli per sostenervi.     (esce; entrano Bassanio e Lavinia)

Bas. Chi troviamo noi qui? È forse la sovrana di Roma divisa dal suo fulgido corteggio? O è Diana che vestita come lei ha