Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
ATTO SECONDO
SCENA I.
La stessa. — Dinanzi al palazzo.
Entra Aaron.
Aar. Ora Tamora sale alle cime dell’Olimpo, lunge dai dardi della fortuna; ora ella non teme nè i fuochi del lampo, nè gli scrosci della folgore; ora è al disopra degli assalti minacciosi della pallida invidia. Simile al sole, quando saluta l’aurora, e indorando l’oceano co’ suoi raggi percorre lo zodiaco nel suo carro raggiante, e vede al disotto di sè la cima dei monti più alti; tale è oggi Tamora. Tutte le grandezze della terra rendono omaggio al genio suo ed alla sua fortuna; la virtù s’umilia e trema all’aspetto della sua fronte imperiosa. Animo, Aaron; afforza il tuo cuore e disponiti ad innalzarti colla tua regal signora, e ad attingere le altezze ove ella regna: lungo tempo tu l’hai trascinata in trionfo sull’orme tue, prigioniera nei lacci d’amore; più tenacemente avvinta agli sguardi di Aaron che non lo era Prometeo alle rupi del Caucaso. Lungi da me queste vesti da schiavo; lungi gli umili e inutili pensieri. Vuo’ risplendere e scintillare d’oro e di perle, per servire la mia nuova sovrana. Che dissi io? Servire? Per inebbriarmi di piacere con lei, regina vera, vera dea, vera Semiramide; sirena incantatrice che ammalierà il Saturnino di Roma, e assisterà al suo naufragio, e a quello de’ suoi dominii. — Che romore odo io?
(entrano Chirone e Demetrio contendendo)
Dem. Chirone, la tua giovinezza difetta di spirito, il tuo spirito non è abbastanza educato, nè buone maniere hai tu per introdurti laddove io sono bene accolto, e dove posso, lo sai, ispirare amore.
Chir. Demetrio, petulante troppo in tutto tu sei, e specialmente nel credere di avvilirmi colle tue parole: non è la differenza di un anno o due che possa rendermi meno gradevole, o render te più fortunato: ho tutto quello che mi abbisogna per servire al pari di te la mia signora, e ottenerne le grazie; la mia spada te lo proverà e difenderà i dritti miei all’amore di Lavinia.
Aar. Armi, armi! Questi amanti non manterran la pace.
Dem. Garzone, perchè mia madre ti permise di portare una spada, sei tu fatto tanto temerario da minacciare gli amici tuoi?