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166 | tito andronico |
Il Tribuno e i suoi nipoti vi chieggono grazia: compiacetemi, ve ne scongiuro, volgendo loro uno sguardo di perdono.
Sat. Marco, a tua contemplazione e in quella del tuo fratello Tito, e per la preghiera della mia amabile Tamora, io perdono a quei giovani il loro attentato odioso! Alzatevi. — Lavinia, voi mi lasciaste come un uomo da nulla: ma rinvenni un’anima, e giurai, per la morte, che diviso non me ne sarei, se il sacerdote non ci avesse prima legati. — Venite; se la corte di un imperatore può festeggiare due sponsali in pari tempo, voi sarete miei convitati, voi e i vostri amici. — Questo giorno sarà un dì di amore, mia sposa.
Tit. Dimani, se così piace a Vostra Maestà, noi caccieremo insieme la pantera e il cervo, e verremo coi corni e le mute a darvi il buon mattino.
Sat. Così sia, Tito; di ciò di cuore vi ringrazio. (escono)