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atto primo | 161 |
Tit. (a Tam.) Ora, signora, voi siete prigioniera dell'imperatore, che in contemplazione del vostro grado e del vostro merito, userà vosco e col vostro seguito nobili modi.
Sat. Leggiadra regina è costei, e quale io eleggerei la mia sposa, se la mia scelta dovesse ancor farsi. — Bella regina, dissipate quelle fosche nubi da cui la vostra fronte è ingombrata. Sebbene la fortuna della guerra vi abbia fatto subire sì strano rivolgimento, in Roma non veniste a' dispregi: dapertutto avrete accoglienze oneste. Calmatevi, nè vi fallisca ogni speranza: quegli che cerca di consolarvi, può farvi maggiore che non eravate imperando sui Goti. — Lavinia, vi duol forse ciò che ho detto?
Lav. No, mio signore. Le vostre nobili intenzioni mi fan certa che queste parole non sono che un fior di cortesia che ben si addice ad un principe.
Sat. Grazie, dolce Lavinia. — Romani, usciamo: noi rendiamo qui la libertà ai nostri prigionieri senza alcun riscatto. Acclamate la nostra elezione al suono delle trombe e dei tamburi.
Bas. Tito, col vostro beneplacito, questa fanciulla è mia.
(afferrando Lavinia)
Tit. Che dite, signore? Parlate voi con senno?
Bas. Sì, nobile Tito, e risoluto sono di farmi giustizia da me, e di prender quello che mi appartiene.
(l’imperatore vagheggia Tamora con muti cenni)
Mar. Suum cuique; è una massima della nostra giurisprudenza romana: questo principe se ne vale e riprende quello che gli spetta.
Luc. E possessore ne resterà finchè Lucio vive.
Tit. Traditori, lungi da me! Dov'è la guardia dell'imperatore? Tradimento, signore! Lavinia è rapita.
Sat. Rapita! da chi?
Bas. Da quegli che può giustamente togliere al mondo intero la sua fidanzata. (esce con Mar. e Lav.)
Muz. Fratelli, soccorretelo a condurla sicuramente lunge di qui, ch’io colla mia spada farò argine a questa porta.
(escono Lucio, Quinto e Marzio)
Tit. Seguitemi, signore, e in breve la riporterò fra le vostre braccia.
Muz. Signore, di qui non passerete.
Tit. Che! Traditore! Vorrai tu chiudermi le vie di Roma?
(lo trafigge)
Muz. Aiuto, Lucio, aiuto. (rientra Lucio)
Luc. Signore, foste ingiusto, e più anche che ingiusto, perchè per un fallo imaginario uccideste il vostro figliuolo.