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atto primo 159

signore e padre, vivete nella gloria! Oimè! vengo io pure a pagare il tributo del mio dolore a questa tomba, alla memoria de’ miei fratelli; e mi getto ai vostri piedi versando lagrime di gioia pel vostro ritorno. Ah! beneditemi qui con quella mano vittoriosa, che esaltano i più illustri cittadini di Roma.

Tit. Benefica Roma, la di cui affezione mi ha così riserbato nel tuo seno il conforto della mia vecchiaia, per far assaporare la gioia al mio cuore! — Vivi, Lavinia. — I giorni tuoi avanzino quelli di tuo padre, e la fama della tua virtù vinca la fama mia!

(entrano Marco Andronico, Saturnino, Bassanio ed altri)

Mar. Lungamente viva Tito, mio amato fratello, eroe trionfante sotto gli occhi di Roma.

Tit. Grazie, gentil tribuno, grazie, nobile fratello Marco.

Mar. E voi pure siate i ben giunti in Roma, dolci nipoti, che ritornate da guerre felici, voi che sopravvivete, e voi che dormite nella gloria. Giovani eroi, la felicità vostra è somma, perchè tutti snudata avete la spada per la patria. E nondimeno coloro che sono l’oggetto di questa pompa funebre, godono di un trionfo più sicuro, perchè giunti si veggono alla felicità di Solone, e varcato han tutte le ardue venture sul letto dell’onore. — Tito Andronico, il popolo romano di cui fosti sempre l’amico nella giustizia della sua causa, ti manda col mio mezzo questo pallio, di una bianchezza immacolata, e ti ammette all’elezione dell’impero insieme coi figli del nostro ultimo imperatore. Poniti nel numero dei candidati; indossa questa tonaca, e cerca di dare un signore a Roma, che oggi ne è senza.

Tit. Il corpo glorioso dello Stato esige una testa più forte della mia, cui l’età e la debolezza han resa vacillante. Perchè mi porrei io tal veste per fastidirvi, per farmi acclamar oggi imperatore e ceder dimani l’impero e la vita, dando luogo a tutti i torbidi e le cure di una nuova elezione? — Roma, io fui tuo soldato per otto lustri, e comandai con fortuna gli eserciti della mia patria; vidi morire ventun figli, tutti prodi, armati cavalieri sui campi di battaglia, e uccisi onoratamente colle armi in mano per la causa, e in servigio del loro paese: datemi quindi un bastone d’onore per sorreggere la mia vecchiaia, ma non uno scettro per comandare al mondo: con mano troppo ferma e sicura il portò quegli che da poco si spense.

Mar. Tito, tu chiederai l’impero, e l’otterrai.

Sat. Superbo e ambizioso tribuno, puoi tu ardire?.....

Tit. Placatevi, Saturnino.

Sat. Romani, rendetemi giustizia. Patrizi, sguainate le vostre