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atto quinto | 149 |
Non un ratto turberà questa sacra casa: io son mandato innanzi con una scopa per spazzare la polvere che si vede sul suo limitare. (entrano Oberon e Titania col loro seguito)
Ob. Al pallido chiarore che questa casa diffonde coi suoi fuochi oramai spenti, voi Spiriti, Genii e Fate, danzate con volo leggero come è quello degli augelli che percorrono il cielo: fate eco a questo mio inno: cantate e danzate conservando una bella armonia.
Tit. Prima ripetete questa canzone, e ad ogni parola armoniosa che profferite, colle mani intrecciate, colla grazia degli Spiriti invocate la felicità su questa casa. (canzone e danza)
Ob. Ora fino allo spuntare del dì ogni Fata erri intorno a questo palagio. Noi andremo al bel letto nuziale, e benedetto esso sarà da noi; e la stirpe che vi si ingenererà lieta fia sempre e felice. Queste tre coppie di amanti saran sempre sincere e fedeli, e le macchie della mano della natura non si vedranno sui nati da loro. Fate, disperdetevi; colla rugiada dei campi, ognuno di voi consacri qualche stanza, e fiorire vi faccia l’amabile pace. Questo palagio sussisterà perennemente, e la gioia vi arriderà, e il possessore sarà sempre il prediletto del Cielo. Su via, danziamo, non indugiamo di più, e venite a raggiungermi allo spuntare dell’aurora. (escono Oberon, Titania e seguito)
Puck. «Se le nostre ombre leggere vi hanno offeso, immaginate soltanto, e tutto sarà riparato, di aver fatto qui un breve sonno, mentre queste visioni passavano vicino a voi. Indulgenti spettatori, non biasimate questo debole soggetto, e nol guardate che come un sogno; se miti ci sarete, noi ci ammendaremo. E avvegnachè io sono un folletto di buon grido, se la fortuna avremo questa volta di sottrarci alla lingua del serpe1, farem meglio fra poco; e se questo non sarà, abbiate Puck in conto di mentitore. Addio, lieta notte per tutti, plaudite se siamo amici; e Robin farà ogni suo sforzo per piacervi nell’avvenire». (esce)
fine del dramma.
- ↑ Cioè a dire a’ fischi.