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144 | il sogno di una notte d’estate |
fino a che la verità venga ad alluminarvi. Questo personaggio è Piramo, se voleste saperlo. Qnesta bella signora è Tisbe; quest’uomo imbiancato di calce rappresenta l’odiosa muraglia che divideva i due amanti; e i tapinelli convien si accontentino dicendosi qualche parola fra i crepacci di essa, senza che alcuno abbia il diritto di meravigliarsene. Quest’altro poi colla sua lanterna, un cane e una fronda di spine rappresenta il Chiaro-di-Luna; perchè, se voleste saperlo, questi due amanti non ebbero ritegno di trovarsi al chiaro di luna, vicino alla tomba di Ninny, per farvi all’amore. La bestia terribile che qui sta, e che si chiama leone, fece rinculare col suo ruggito, o piuttosto atterrì la fedel Tisbe che veniva fra l’ombra della notte; talchè fuggendo lasciò cadere il suo velo che l’empio leone cincischiò colla sua bocca sanguinolenta. Fra brevi istanti giunse Piramo, il bel giovine che qui vedete, e trovò le vestigie cruente della sua fida. Per lo che colla sua scimitarra, colla sua colpevole e sanguinosa scimitarra si trafisse gloriosamente il seno, da quel prode che era, e il sangue scaturì gorgogliante. Tisbe, che si era fermata all’ombra di un moro, gli trasse il ferro e si uccise. Quanto al resto, il Leone, il Chiaro-di-Luna, il Muro e gli amanti, ve ne daranno spiegazione». (esce con Tisbe, il Leone e il Chiaro-di-Luna)
Tes. Mi meraviglierei se il leone parlasse.
Dem. Non ve ne meravigliate, mio principe; anche il leone può parlare se parlano tanti ciuchi.
Muro. «In questo medesimo dramma accade che io che mi chiamo Snout, rappresento un muro, e un muro che ha tali pertugi per cui i due amanti Piramo e Tisbe possono in segreto farsi le loro mutue confidenze. La calce che mi copre e la pietra che tengo in mano simboleggiano veracemente quello ch’io sono. Fra le dita della mia sinistra, mirate poi i crepacci da cui questi timidi amatori devono sommessamente favellarsi».
Tes. Vorreste un po’ di calce e di gesso per parlar meglio?
Dem. È la più ingegnosa rappresentazione che mai vedessi, mio principe.
Tes. Piramo s’accosta al muro: silenzio.
Pir. «Oh spaventosa notte! Oh notte nerissima! Oh notte che sempre splendi quando il giorno più non è! Oh notte, oh notte, oimè, oimè, oimè, io temo che Tisbe abbia dimenticata la sua promessa! — E tu muro, oh dolce, oh amato muro che dividi le terre di suo padre dalle mie; tu muro, oh muro, amato e