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138 il sogno di una notte d’estate


Tes. Ite, ordinate ai cacciatori di svegliarli coi loro corni. (squilli di corno al di dentro. Demetrio, Lisandro, Ermia ed Elena si svegliano trasalendo) Buon giorno, amici. San Valentino è passato. — Questi uccelli di bosco cominciano forse ad accoppiarsi soltanto oggi?

Lis. Perdono, signore. (insieme cogli altri s’inginocchia dinanzi a Teseo)

Tes. Vi prego, alzatevi: so che siete rivali. Come avvenne questa pacifica radunanza fra di voi? Come mai il vostro odio è divenuto così poco geloso che vi trovo coricati l’uno accanto all’altro, senza tema d’alcuna ostilità?

Lis. Mio principe, vi risponderò come mel permette la meraviglia da cui sono compreso, e i miei sensi ancora a metà assopiti. Impossibile mi è il dire com’io sia venuto in questi luoghi. Sospetto, e vorrei esporre il vero, di esser venuto qui con Ermia; nostro disegno essendo di uscire di Atene, e di ire in traccia di un luogo in cui fossimo lungi dalle pene della legge ateniese.

Eg. Basta, basta, mio buon principe; assai udiste, ed io invoco la legge sopra il suo capo. — Essi volevano fuggire e con tal fuga ingannare voi Demetrio e me. A voi volevano togliere la sposa, a me la figlia.

Dem. Nobile duca, è la bella Elena che mi ha istruito della loro fuga in questo bosco, e del disegno che ve li guidava, talchè io nel mio furore ho seguite le loro orme, ed Elena, trascinatavi dalla sua passione, ha calcate le mie. Ma, mio buon principe, io non so per qual potenza sconosciuta (certo per qualche potere superiore a noi) il mio Amore per Ermia si è disciolto come la neve, ed io noi sento ora che come una di quelle vane rimembranze della fanciullezza; e l’unico oggetto di tutte le affezioni del mio cuore e del piacere de’ miei occhi è Elena. A lei ero fidanzato, mio principe, prima di veder Ermia: come un infermo io ebbi a schifo poscia la sua bellezza; ma ora tornato in salute riprendo i miei antichi sensi: ella è ora l’oggetto di tutti i miei voti, di tutto il mio amore, di tutti i sospiri miei: lei sola io desidero, e a lei sempre sarò fedele per l’avvenire.

Tes. Cortesi amanti, l’incontro è fortunato. Udremo in altro momento i particolari di quest’avventura; Egeo, sorpasserò i vostri desiderii: frappoco nel medesimo tempio con noi queste due coppie si uniranno, e abbandoneremo intanto il nostro divisamento della caccia, avvegnachè il mattino è già un po’ troppo inoltrato. — Andiamo, ritorniam tutti ad Atene, dove celebre-