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136 il sogno di una notte d’estate


Bot. Preferirei un centinaio o due di piselli. Ma vi prego, niuna mi fastidisca; ho una esposizione di sonno che mi vien sopra.

Tit. Dormi, ed io ti cullerò fra le mie braccia. Fate, partite e accudite ognuna alle vostre opere. Così il caprifoglio amorosamente s’intreccia, così l’edera fedele cinge colle sue anella il tronco dell’olmo. Oh com’io t’amo! Quanto ti vagheggio!

(si addormenta, Oberon si avanza, entra Puck)

Ob. Ben venuto, buon Robin. Vedi qual vago spettacolo? Comincio ad aver pietà del suo insensato amore. Poco fa, avendola incontrata nel bosco, ove andava in cerca di fiori per quel deforme mostro, glie ne ho fatto onta e l’ho garrita amaramente. Ella avea cinto le tempie pelose di quell’animale d’una corona di gigli; e la rugiada che cade sui fiori a goccie simili alle perle d’Oriente splendeva sovr’essi come se fossero state lagrime versate sulla loro ignominia. Allorchè io l’ebbi sgridata alquanto e ch’ella ebbe implorato il mio perdono con parole dolci e sottomesse, le chiesi quel fanciullo, ed ella me lo concesse tosto mandando le sue Fate perchè il portassero nel mio magico regno. Ora che posseggo quel fanciullo, vuo’ emendare quell’odioso errore de’ suoi occhi. Perciò, amabile Puck, togli quel cranio dalla testa di quell’artefice ateniese, affinchè, svegliandosi insieme cogli altri, ei possa riedere ad Atene e non pensar più ai casi di questa notte, che come ai tormenti che dà un fiero sonno. Ma prima io vuo’ svanire il prestigio alla regina delle Fate (toccandole gli occhi con un’erba), ond’ella ritorni quale sempre fu, e vegga come veder soleva. Il bottone di Diana sul fiore di Cupido oprar può tanto, e solo è dotato di tal potere celeste. Ora, mia Titania, svegliati, svegliati, mia dolce regina.

Tit. Mio Oberon! Quale visioni ho io avute! Sembrami ch’io fossi innamorata di un ciuco.

Ob. Quello era il vostro amante.

Tit. Come avvennero tali cose? Oh? quanto il mio occhio abborre ora quel volto!

Ob. Silenzio per un istante. — Robin, togli via quella testa. — Titania, fate che si oda la musica, e opprimete i sensi di queste cinque persone di un sonno più profondo del riposo ordinario dei mortali.

Tit. Musica, olà! Musica che concilii il sonno.

Puck. Allorchè tu ti sveglierai, vedrai cogli occhi di uno stolto, cogli occhi tuoi.     (a Bot.)

Ob. Cominci la musica (musica grave). Vieni, mia regina, unisci la tua mano alla mia, e facciamo oscillare la terra ove stanno