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atto terzo 133

si sveglieranno tutta cotesta scena di derisione sembrerà loro un vano sogno, e ritorneranno ad Atene stretti d’un’amicizia che fine non avrà che colla loro vita. Mentre tu compirai ciò io raggiungerò la mia regina per chiederle il suo fanciullo indiano: poscia romperò il fascino anche per lei, le farò conoscere l’errore della sua passione pel mostro da cui è rimasta avvinta; e la pace sarà dappertutto ristabilita.

Puck. Mio re degli Spiriti, convien affrettarsi ad eseguire questo ufficio; perocchè i draghi della notte fendono a pieno volo le nubi e le ombre, e il foriero dell’aurora comincia di già a risplendere sull’orizzonte. Al suo avvicinarsi, lo sapete, gli spettri che erravano qua e là, fuggono a torme verso i cimiteri e vi si nascondono. Tutti gli spiriti dannati che han sepoltura nei paduli e negli immondi stagni, son diggià rientrati nelle loro bare corrose dai vermi; essi temono che il giorno non li sorprenda e non mostri le loro forme luride, onde da loro medesimi si esiliano volontariamente dalla luce, condannati ad essere gli eterni compagni delle tenebre.

Ob. Ma noi siamo spiriti di un altro ordine. Io della luce del mattino ho preso spesso diletto; e posso come un custode di foreste calpestare il suolo dei boschi fino all’istante in cui la porta dell’oriente, tutta rossa di fuochi, spalancandosi e versando sopra Nettuno i suoi cari e benedetti raggi, muta in biondo oro le sue onde cerulee. Nondimeno affrettati; non perdere un istante; noi possiamo riempiere quest’opera anche prima del dì. (esce)

Puck. «Su e giù, su e giù; su e giù li condurrò: per città e per campi io son temuto; folletto, guidali su e giù». — Eccone uno. (entra Lisandro)

Lis. Dove sei, superbo Demetrio? Rispondimi ora.

Puck. Qui, scellerato, sguaina e difenditi. Dove sei?

Lis. Ti sarò fra un istante sul petto.

Puck. Seguimi dunque sopra miglior terreno.

(Lis. esce credendo di seguire la voce; entra Demetrio).

Dem. Lisandro! Parla, codardo, dove ti sei tu riparato? Parla. Fra qualche cespuglio? Dove nascondi la tua testa?

Puck. Pusillo, che millanti alle stelle il tuo ardore e non ardisci appressarti; vieni più vicino, fanciullo ribelle: ti sferzerò con una verga: sarebbe un disonore lo snudare la spada contro di te.

Dem. Ah sei tu costà?

Puck. Segui la mia voce; non è questo luogo da far prova del nostro coraggio. (escono; rientra Lisandro)