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128 | il sogno di una notte d’estate |
insulterà la misera Elena. Oh egregia opera! oh impresa degna d’onesti cavalieri, fare sparger lagrime a una donzella infelice, con scherni e dispregi! No, uomini meglio educati e di cuor più nobile offesa mai non avrebbero così una fanciulla; non mai avrebbero ridotta agli estremi la pazienza di un’anima desolata, come fate voi, solo per trar diletto delle mie pene.
Lis. Il vostro modo di procedere, Demetrio, non è onesto: comportatevi meglio. Voi amate Ermia, è cosa che non ignorate, e ch’io so, e volentieri io vi cedo ogni mia parte all’amore di lei: ricambiatemene, rinunziando ad Elena, che io adoro, e adorerò fino alla morte.
El. Non mai schernitori più spietati s’ostinarono in profondere vane parole.
Dem. Lisandro, tieni la tua Ermia; io non la voglio: se pur l’ho amata, un tale amore è spento. Il mio cuore non stette con lei che per poco, come ospite forestiero, ed ora è ritornato ad Elena come al suo luogo natìo, dove rimarrà per sempre.
Lis. Non crederlo, Elena.
Dem. Non calunniare quella fede che non conosci, per tema che molto non dovesse costarti. — Guarda l’amante tua che si avvanza: abbila cara. (entra Ermia)
Er. Fosca notte, se togli l’uso degli occhi, rendi l’orecchio più sensibile ai suoni: indebolendo un senso compensi l’uomo, perfezionandone un altro. — Non sono i miei occhi, Lisandro, che ti hanno scoperto: è il mio orecchio, e lo ringrazio, poichè mi ha condotto verso di te, al suono della tua voce. Ma perchè mi lasciasti tu così scortesemente?
Lis. Perchè restar dovrebbe quegli, a cui l’amore comanda di andare?
Er. E qual amore poteva costringer Lisandro ad allontanarsi da me?
Lis. L’amore di Lisandro, che non gli permetteva di rimanere, era quello ch’ei porta alla bella Elena: Elena che rende la notte più brillante che nol facciano di tutti quei globi infiammati che pendono dalla volta del firmamento. Perchè mi ricerchi tu? Il mio lasciarti non ti provava abbastanza che l’odio ch’io ti portava mi divideva da te?
Er. Voi non parlate come pensate; ciò è impossibile.
El. Oh ella pure fa parte dei congiurati! M’avveggo che accordati si sono per compiere questa scena beffarda. Insultatrice Ermia! fanciulla ingrata! hai tu pure cospirato con questi crudeli per farmi subire un ignominioso insulto? È questa la ricom-