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atto terzo 125

deve esser recitato il giorno delle nozze di Teseo. Il più ignorante e stolto di quei dementi, che rappresentava Piramo, a metà del dramma ha abbandonata la scena ed è corso dietro ad una siepe: là l’ho sorpreso, e gli ho posta una testa di giumento in capo. Quando è venuta la sua volta di rispondere a Tisbe, il grottesco attore è tornato sulla scena, e tosto i suoi compagni, come una schiera di anitre selvatiche che avviste si sono del cacciatore, o come un branco di cornacchie che si alzano e stridono al rumore di una scarica d’archibusi, separandosi in disordine per le pianure dell’aere, tosto i suoi compagni sono ruggiti, e ognuno d’essi è caduto all’impressione del mio piede sopra la terra. Egli ha cominciato a gridare all’omicidio, e ad invocare soccorso da Atene. Nella confusion loro, oppressi dai loro terrori, ho armato contro ognuno gli oggetti inanimati. Le spine squarciano a lembi i loro abiti, e li fan rimaner nudi: nel delirio della paura lungo tempo gli ho condotti, lasciando il bel Piramo nella sua trasformazione. Ora il caso ha fatto che in quell’istante medesimo Titania si è svegliata, e innamorata si è tosto di un ciuco.

Ob. L’evento sorpassa la mia speranza. — Ma hai tu unti di quel filtro gli occhi dell’Ateniese, com’io t’aveva imposto?

Puck. L’ho sorpreso dormendo, e la cosa deve riescir a bene. Le giovine giace ai suoi fianchi, talchè conviene necessariamente che svegliandosi ei la vegga.

Ob. Taci, ecco appunto l’Ateniese.

Puck. È ben la fanciulla, ma il giovine non è quello.

(entrano Demetrio ed Ermia)

Dem. Oh! perchè scacciate così un uomo che vi ama? Usate tali rigori contro il vostro più crudel nemico.

Er. Finora io non fo che rimproverarti, e trattarti dovrei ben peggio, perchè dato mi hai, ne temo, gran motivo di maledirti. Se assassinato hai Lisandro immerso nel sonno, finisci di tuffarti nel sangue, me pure uccidendo; il sole non è così fedele al giorno, com’egli lo era a me. — Avrebbe egli mai abbandonata la sua Ermia addormentata? Crederei piuttosto che si potesse traforare da un polo all’altro la terra, e che la luna potesse discendere dal suo centro per ire agli antipodi e presentarsi al suo fratello meravigliato e mal contento. Conviene assolutamente che tu l’abbia ucciso: tu hai lo sguardo dell’assassino, e il tuo occhio è falso come quello dell’omicida.

Dem. Dite che ho lo sguardo d’un moribondo, trafitto nel cuore dal dardo della vostra barbarie, sebbene l’occhio di voi, che mi