Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/134


atto terzo 123


Tit. (svegliandosi) Qual angelo mi sveglia dal mio letto infiorato?

Bot. (cantando) «Il piccione, il passero, la lodola e il cuculo dal monotono suono, di cui molti accompagnano le note senza osargli risponder, no..... perocchè infatti chi vorrebbe compromettere il suo spirito con un sì fatto uccello? Chi vorrebbe smentire un volatile quando pure gridasse sempre cucù?1».

Tit. Ti prego, gentil mortale, continua il tuo canto, il mio orecchio è così amoroso delle tue note, il mio occhio è così invaghito della tua forma, che il tuo merito mi costringe mio malgrado a dichiarare in questo primo incontro, ch’io ti amo.

Bot. Mi sembra, signora, che avreste ben poca ragione per farlo: ma è però vero che la ragione e l’amore van di rado in compagnia. Peccato che qualche onesto vicino non tenti di renderli amici! Io saprei celiare come ogni altro al bisogno.

Tit. Tu sei savio al pari che bello.

Bot. No, no: ma se avrò bastante ingegno per escire da questo bosco avrò raggiunto il mio intento.

Tit. Non desiderare di uscire da questo bosco; qui restar devi, il voglia tu o no. Io sono uno spirito al disopra del vulgo; l’estate obbedisce al mio impero; ed io ti amo. Vieni dunque con me: avrai Fate per servirti, e per andare a cercarti mille gioielli preziosi in fondo al mare: esse canteranno mentre tu dormirai sopra un dolce letto di giunchi; e purificare saprò sì bene i rozzi elementi del tuo corpo mortale, che avrai il volo e la leggerezza di uno spirito aereo. — Fior-di-piselli! Tela-di-ragno! Tarlo! Seme-di-mostarda. (entrano quattro Fate)

Fat. Son pronta.

Fat. Anch’io.

Fat. Io pure.

Fat. Dove s’ha a andare?

Tit. Siate gentili e cortesi con quest’amabile mortale. Danzate ne’ suoi passeggi, alimentatelo di fragranti albicocche e di grappoli vermigli, di verdi fichi e di dolci more: togliete alle mormoranti api il loro miele, e nudate le loro cosce della cera per farne fanali notturni, che accenderete nelle lucciole, onde con ciò si rischiari il coricarsi e l’alzarsi del mio amante: togliete poi le ali colorate da leggerissime farfalle, per allontanare i raggi della luna dai suoi occhi addormiti. Inchinatevi davanti a lui, Silfi, e corteggiatelo.

  1. I nuovi costumi hanno resa sgraziatamente troppo familiare questa parola perchè abbisogni d’alcuna illustrazione!