Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/133

122 il sogno di una notte d’estate


Pir. Dagli odori amabili e dolci: beami del tuo soffio, carissima amata. — Ma odi una voce! Sta qui un istante e fra pochi minuti ritornerò.     (esce)

Puck. Il più strano Piramo ch’io mai vedessi. (a parte ed esce)

Tis. Debbo parlar io ora?

Quin. Sì, tocca a voi: perchè avrete capito ch’ei non è andato che a vedere da dove proceda quel rumore che ha inteso, e che fra poco sarà di ritorno.

Tis. Raggiantissimo Piramo, la di cui tinta è più bianca di quella dei gigli, il cui colore vince quello della rosa turgidetta sullo spino; vivace giovinotto, giudeo amato, schietto e intero come un cavallo che mai non si stanchi di tirare: verrò ad incontrarti sulla tomba di Ninny.

Quin. Sulla tomba di Nino, amico; ma voi non dovete per anche dir ciò: quest’è una risposta che dovete dare a Piramo. Voi recitate tutta d’un fiato la vostra parte senza aspettare nè dimande, nè alcun’altra cosa. — Piramo, entrate: tocca a parlare a voi dopo le parole che mai non si stanchi di tirare.

(rientrano Puck e Bottom con una testa d’asino)

Tis. Ah..... Schietto come il più intiero cavallo che mai non si stanchi di tirare.

Pir. S’io fossi bello, Tisbe, sarei solo tuo.

Quin. Oh mostruosa vista! Oh prodigio strano! Siamo scherniti! Presto, compagni, presto, corriamo al soccorso. (escono)

Puck. Vi seguirò; vi farò attraversare le paludi, i boschi e le siepi di spine. Or sarò cavallo, ora cane, maiale ora, ed orso senza testa, e fiamma errante, nitrente, latrante, ruggente, avvampante, come è costume del corsiero, del cane, del maiale, dell’orso e del fuoco.

Bot. Perchè corron tutti via? Codesta è una loro frasca per farmi paura.      (rientra Snout)

Snout. Oh Bottom, tu se’ ben mutato! Che veggo io in te?

Bot. Che vedete voi? Vedete una testa di ciuco, che è la vostra: non è così?     (rientra Quinzio)

Quin. Il ciel ti benedica, Bottom, il Ciel ti benedica! tu sei ben cangiato.     (esce con Snout)

Bot. Veggo la loro malizia: essi vonno fare un giumento di me, per atterrirmi se possono. Ma io non mi muoverò da questo luogo; facciano quel che vogliono. Passeggerò su e giù cantando, onde, odano che non son pauroso. (canta) «Il merlo dalla nera piuma dal becco giallo come l’arancio, il tordo dal gaio canto, il reatino dagli screziati colori........»