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116 il sogno di una notte d’estate


SCENA III.

Un’altra parte del bosco.

Entra Titania col suo seguito.

Tit. Su, via, una bella canzone; e poscia nel terzo di un minuto ognuna agli uffici suoi; alcune di voi, mie Fate, ad uccidere i vermi nascosti nel seno odoroso delle rose; altre a far guerra a’ vipistrelli per aver le loro ali, onde vestirne i miei silfi; altre a porre in fuga la civetta che ne insulta col suo grido sinistro, stupita di vedere i nostri alacri Spiriti. — Cantate ora perch’io m’addormenti; poscia lasciatemi riposare, e accudite a quanto vi ho detto.

Canzone.

Fat. Voi, serpi screziate dal doppio dardo, ricci spinosi, non vi mostrate. Rettili ciechi, biscie malefiche, non vi avvicinate alla nostra bella regina.

Coro.

Filomela, comincia le tue dolci melòdi, e coi soavi tuoi accenti invoca il sonno. Lullaby, Lullaby, Lullaby; alcuno non turbi, non interrompa il riposo della nostra amabile regina.

II.

Fat. Ragni, che intessete, non vi appressate; ite lungi di qui, insetti dalle lunghe gambe. Allontanatevi, vermi e lumache; itene lungi, neri scarafaggi.

Coro.

Filomela, comincia le tue dolci melòdi, ecc.

Fat. Partiamo, partiamo; ell’è addormentata: una di noi soltanto rimanga per aria in sentinella. (tutte le Fate escono e Titania dorme)               (entra Oberon)

Ob. (spremendo il succo del fiore sugli occhi di Titania) L’oggetto che vedrai svegliandoti sia per te l’oggetto del tuo amore: ardi e divampa per lui: non vale ch’ei sia orso o tigre, leopardo o cinghiale dall’irta chioma; i tuoi occhi svegliandoti l’abbiano per caro amante. Svegliati allorchè s’appressa a te il più vile oggetto. (esce)               (Entrano Lisandro ed Ermia)

Lis. Amore, voi siete stanca di vagare per questo bosco, e a