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102 il sogno di una notte d’estate


Eg. Vengo col cuore pieno d’angoscia a lagnarmi della figlia mia, della mia Ermia. — Fatevi oltre, Demetrio! — Mio nobile principe, questo giovine ha il mio assenso per disposarla. — Innanzi, Lisandro. E questo, mio grazioso duca, ha ammaliato il cuore della figlia mia. Sei tu; sì, sei tu, Lisandro, che le hai dato rime funeste, e che hai ricambiati con mia figlia pegni d’amore. Tu hai, al chiaror della luna, cantato sotto le sue finestre con voce perfida versi ingannatori; hai sorpresa e sedotta la sua immaginativa con armille intessute de’ tuoi capelli, con anelli, mazzi di fiori, ed altre frasche, presaghe sempre di sventure alla credula gioventù! Tu hai bandita la saviezza dal cuore di mia figlia, e mutata l’obbedienza, ch’ella deve a suo padre, in temerità ribelle. E, nobile duca, supposto ch’ella osi rifiutare qui dinanzi a Vostra Altezza di divenire sposa di Demetrio, io invoco l’antico privilegio di Atene. Siccome ella è mia, così io posso disporre di lei; e voglio ch’ella si unisca a questo cavaliere o alla morte; in virtù della nostra legge, che ha provveduto espressamente ad un tal caso.

Tes. Che rispondete voi, Ermia? giovine bellezza, pensateci. Vostro padre dovrebb’essere un Dio per voi; è egli che ha dato essere e forma a tutte le vostre attrattive; voi non siete dinanzi a lui che un’imagine di cera che da lui ripete l’impronta; ed è in suo potere di lasciar sussistere la figura o di annientirla. — Demetrio è un amabile e degno cavaliere.

Er. Tale è ancora Lisandro.

Tes. Sì, egli è per se stesso pieno di merito: ma non avendo il voto e l’assentimento di vostro padre, è l’altro che deve ottenere la preferenza ai vostri occhi.

Er. Vorrei che mio padre volesse vederlo co’ miei.

Tes. Tocca più ai vostri vedere assecondando il giudizio del genitore.

Er. Supplico vostra Altezza di perdonarmi. Io non so da qual forza segreta sono animata, nè a qual segno il mio pudore può essere compromesso, dichiarando qui i miei veri sentimenti dinanzi a questa augusta assemblea. Ma io scongiuro Vostra Altezza di farmi conoscere quello che di più funesto mi può avvenire, ov’io rifiuti di sposar Demetrio.

Tes. Vi toccherà o di subire la morte, o di rinunciare per sempre al consorzio degli uomini. Perciò, bella Ermia, interrogate il vostro cuore; esaminate la vostra giovine anima; scrutate addentro nelle vostre inclinazioni, e vedete se, qualora rifiutaste di cedere alla voce di vostro padre, vi sentireste atta a sostenere