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atto quinto 87


SCENA V.
Il castello di Dunsinane.
Macbeth, Setton, e soldati in armi.

Macbeth. Piantate i vessilli sui baluardi, e splendano come comete di morte ai nemici che si avanzano. Il grido che incessante qui s’ode, è che s’avanzano. Ma sia; la forza di questo castello si fa beffe d’un assedio. Le malattie e la fame ci libereranno in breve degli assedianti, che, ove non soccorsi dai vili che ci disertarono, avremmo incontrati e sconfitti in campagna rasa. — Qual rumore è questo?

Paggio. Grida di donne, signore.

Macbeth. Quasi son fatto dimentico degli effetti della paura? eppure fu un tempo in cui mi sarei sentito agghiacciare il sangue udendo grida di notte; in cui i capelli mi si sarebbero rizzati sulla fronte a una spaventosa novella: ma ora non vi sono più atrocità, nè terrori che possano sgomentir l’anima mia, pasciuta fra scene di sangue... Però donde tante e sì ripetute grida?

Paggio. Signore, la regina è morta.

Macbeth. Ah, ella avrebbe dovuto almeno morir più tardi, quando tolto n’era il mezzo d’udire tal novella... Così il dimani, poi il dimani, poi un altro dimani ancora ci sorprende, e tutti i nostri giorni passati altro non fecero che rischiarare agl’incauti il sentiero che guida alla sepoltura. Oh spegniti, spegniti lampada ingannatrice: la vita altro non è che un’ombra incerta, che offusca brev’ora gli oggetti, poi si dilegua. È una favola narrata da un idiota con enfasi di gesti e di suoni, e che alla fine non significa nulla, (entra un Corriere) Quai cose rechi?

Corriere. Mio grazioso signore, vorrei istruirvi di quel che vidi, ma non ne ho il modo.

Macbeth. Animo, parla.

Corriere. Stando a vedetta sul colle che m’assegnaste, girai a caso gli occhi dal lato di Birnam, e vidi, oh inesplicabil cosa! tutta la selva in moto.

Macbeth. Vil menzognero!

Corriere. Sfogate in me la vostra collera, se il vero non dico. Alla distanza di tre miglia potreste vedere la stessa cosa... si vede una selva che s’avanza verso di voi.

Macbeth. Se falso è il tuo racconto, la tua vita, perfido, rammenderà. — (fra sè) Le mie speranze cominciano a intepidirsi,