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84 | macbeth |
SCENA II.
Una landa vicino a Dunsinane.
Entrano a man di tamburo e con vessilli spiegati Menteth,
Cathness, Angus, Lenox, e molti gregarii.
Menteth. L’esercito inglese condotto da Malcolm, da suo zio Siward, e dal prode Macduff, si avvicina. I cuori di quei generosi ardono di vendetta; e la causa loro è si santa, che gli uomini più insensibili devono esserne scossi.
Angus. E’ mi pare che ben faremmo d’andar loro incontro al bosco di Birnam, poich’essi verranno certo di là.
Cathness. È noto se Donalbano abbia seguito il fratello?
Lenox. Credo del no; che fra i chiari di quell’esercito non lo intesi menzionare.
Menteth. E il tiranno come vive?
Cathness. Intende a fortificare il castello di Dunsinane. Alcuni lo dicono pazzo; altri, che meno il disamano, lo credono un demone valoroso. Ma ciò che sembra certo è, che nell’iniqua e disperata causa che difende, inordinato è ogni suo moto, incerta ogni disposizione.
Angus. Ora il terranno schiavo i rimorsi che gli divorano il cuore; ora le diserzioni incessanti che nel suo esercito han luogo gli rinfaccieranno il suo tradimento; ora s’accorgerà come nulla sia l’autorità senza l’amore, e come inetto ei fosse all’usurpata corona.
Menteth. Chi potrebbe non trovare adesso infermi i suoi sensi, se male in lui rispondono agli ufficii a cui li destinò il Creatore? Giusto è che tutte le facoltà di colui fremano d’essere accoppiate ad un tal mostro.
Cathness. Andiamo, andiamo a profferirci ubbidienti di cui dobbiamo; andiamo ad unirci al vendicatore di questo misero regno; e per sanare la travagliata nostra patria apprestiamoci a versare con lui tutto il nostro sangue.
Lenox. O almeno quanto ne occorrerà per inaffiare con tepido lavacro il giovine rampollo del trono, e annegare le malefiche spine che gli vietano di schiudersi in fiore. Dirigiamo i nostri passi al bosco di Birnam.
(escono marciando)