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macbeth — atto quinto | 83 |
Una, due... due ore... è tempo di agire. — L’inferno mugghia tenebroso! — Oh! via, Macbeth, via! un guerriero aver timore? Aver paura che non lo si sappia quando alcuno non potrà più chiederci conto della nostra opera? — Però chi avrebbe creduto che il dannato vecchio avesse tanto sangue nelle vene?
Medico. Comprendete ciò?
Lady Macb. Il Thane di Fife aveva una moglie; dov’è ora..? Ma queste mani non diverranno dunque più terse..? No, basta, milord, basta: voi precipiterete ogni cosa col vostro sgomento.
Medico. Oh! s’esca di qui: qual tremendo segreto ho io divinato!.
Dama. Ella ha detto cose che dir non doveva, ne son sicura; e il Cielo solo sa di quai delitti fu colpevole.
Lady Macb. Quest’odore di sangue per tutto mi segue.....! più eletti profumi d’Arabia non varranno a render tersa questa piccola mano, (geme con ansia) Oh! oh! oh!
Medico. Qual sospiro è mai questo! oh come quel cuore è travagliato!
Dama. Non vorrei un tal cuore in seno per tutti i titoli di questo mondo. Pregate Iddio per lei, signore.
Medico. Questa malattia è al di là della sfera delle mie cognizioni: nondimeno ho conosciuti certi sonnamboli che son morti santamente nei loro letti.
Lady Macb. Tergi quelle mani, indossa la tunica notturna; non mostrarti si pallido. Sì, te lo ripeto, Banquo è sepolto, e non uscirà dal suo avello.
Medico. E questo, ancora?
Lady Macb. A letto, a letto; battono alla porta. Vieni, vieni; dammi la mano; il fatto è irreparabile..... andiamo..... a letto, a letto. (esce lady Macbeth)
Medico. Ed ora va a coricarsi?
Dama. Appunto.
Medico. Folli accenti le uscirono di bocca... ma le sole azioni contro natura producono disordini contro natura. Le coscienze macchiate di delitti riveleranno sempre i loro segreti ai sordi origlieri su cui riposano... Addio, signora... quella infelice ha più bisogno del sacerdote che del medico. Dio, Dio, abbiate pietà di tutti (alla dama) Vegliate su di lei; toglietele ogni mezzo di nuocersi; e attendete sempre anche ai più piccoli suoi moti. Fenomeno sì strano m’ha confusa la mente e ottenebrati gli occhi; e colla facoltà del pensare sento mancarmi quella della parola.
Dama. Addio, onesto signore.
(escono)