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franto il cranio, ei se ne moriva: e tutto con lui era cessato. Ma oggi i morti per assassinio risorgono dai loro avelli, e, in onta di cento ferite mortali, s’avanzano verso di noi minacciosi, e ne cacciano dai nostri seggi. È caso più inesplicabile dell’omicidio stesso.

Lady Macbeth. Mio nobile sposo, i vostri amici vi aspettano.

Macbeth. Ah! dimenticava.... non me ne vogliate far carico, signori; attribuite lo scortese obblio ad un’antica infermità che mi logora la vita. — Ora portiamo un brindisi alla salute di tutti. Mescete nella mia coppa, fatela traboccante. Signori, possa la gioia dimorar perennemente ne’ vostri cuori, e serenare la vita del nostro assente Banquo. Quanto sarei lieto di vederlo tra noi! È a lui e a voi tutti ch’io porto quest’augurio...

(l’ombra di Banquo appare di nuovo)

I Lordi. Abbiatevi i nostri rispettosi omaggi, Maestà, per tanto onore.

Macbeth. Lungi da me, spirito fatale... togliti a’ miei occhi... e tu spalancati, o terra, e l’inghiotti nelle tue voragini! Quelle ossa già fiammeggiano... quel sangue già mi si avventa nel volto... quegli occhi, che in me figge, mi dilaniano il cuore con indicibile strazio...

Lady Macbeth. Non vogliate vedere in tale accesso, o signori, che una malattia naturale... che una ben trista malattia...

Macbeth. Tutto che un uomo può ardire, io l’oso. Vieni... affrontami sotto la forma dell’indomito orso, del feroce rinoceronte, della tigre d’Ircania, e non mi vedrai tremare... ovvero ritorna ancora, e paramiti innanzi in un deserto col ferro alla mano. Se allora mi vedrai impallidire... se allora rifiuterò di combattere... allora disprezzami come un vile, come un pusillanime inonorato... Ma fuggi ora, fuggi da’ miei occhi, larva terribile, visione infernale... (l’ombra svanisce) Oh! da ch’ei scompare, le forze mi tornano, io ridivengo uomo, (agli altri) In mercè restate, signori; non vogliate allontanarvi.

Lady Macbeth. L’esaltamento dei vostri sensi ha dissipata tutta la gioia di questa nobile brigata.

Macbeth. Ma tali visioni perchè non s’offrono a’ nostri occhi innocue come le forme che rivestono le aeree nubi d’estate? Perderei la ragione vedendo come abbiate potuto contemplare quello spettro orrendo senza agghiadar di terrore, e farvi lividi com’io mi son fatto.

Rosse. Quale spettro, signore?

Lady Macbeth. Ve ne prego, desistete dalle dimande; altro non