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atto quinto | 355 |
sua fortuna e che mi umilio dinanzi alla sua grandezza. Apprendo d’ora in ora l’arte di obbedire: mi sarà grato il vederlo.
Proc. Bella regina, vado ad istruirlo di questi sentimenti: abbiate animo: perocchè so che la vostra sorte ha commosso di pietà il vincitore stesso che vi ridusse a questi estremi.
Gal. Voi vedete come facile è il sorprenderla. (qui Proculeio e due delle guardie salgono sul monumento col mezzo di una scala posta contro una finestra, ed entrati nella stanza circondano Cleopatra. Una guardia intanto va ad aprire le porte per dar accesso agli altri). Custoditela finchè venga Cesare. (a Proc. e alle guardie; quindi esce)
Iras. Nobile regina!
Car. Oh Cleopatra! tu sei presa!...
Cleop. Presto, presto, buone mani. (sguainando un pugnale)
Proc. Fermatevi, degna signora, fermatevi: (la disarma) non fate a voi stessa tale oltraggio: voglio aiutarvi, e non tradirvi.
Cleop. Oh! mi si vorrà togliere anche la morte, rimedio che rimane ai più vili animali per finire i loro dolori!
Proc. Non deludete la generosità del mio signore, distruggendovi da voi stessa; lasciate che il mondo sia testimonio della sua grandezza verso di voi; la morte vostra gli toglierebbe tal gloria.
Cleop. Oh morte, ove sei? Vieni a me, vieni, vieni, e abbatti una regina. Una tal vittima vale ben la volgar folla di sciagurati che immoli ogni dì.
Proc. Calmatevi, signora.
Cleop. Non prenderò alcun alimento, nulla; e se convien perder qui il tempo esponendo le mie risoluzioni, dichiaro che non gusterò più sonno. Cesare ha bel fare; saprò distruggere questa mortal prigione. Ti sia noto che non mai mi si vedrà carica di ferri alla corte del tuo signore, nè insultata dagli sdegnosi sguardi della fredda Ottavia. Oh, io sarei data in ispettacolo alla clamorosa plebe di Roma per riceverne tutti i vilipendi? Meglio è cercare una pacifica tomba in qualche abisso dell’Egitto! Meglio giacersi nuda sul fango del Nilo, preda d’insetti divoratori, oggetto d’orrore e di ribrezzo! Meglio è il vedersi incatenata e ignominiosamente sospesa alla cima delle nostre piramidi.
Proc. Voi deviate fra orrori immaginarii, e vedrete che Cesare non meritava sì ingiuriosi sospetti. (entra Dolabella)
Dol. Proculeio, Cesare è istrutto di quello che hai fatto, e ti impone di ritornare. Terrò la regina sotto la mia custodia.
Proc. Sia pure, Dolabella; adoprate seco con dolcezza. — Che volete ch’io dica a Cesare? (a Cleop.)