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atto quarto 347

curvarsi verso terra come uno schiavo, col volto coperto dalla vergogna dei vinti; intantochè il carro trionfale del fortunato Cesare si abbellirebbe di tutta l’ignominia dell’infelice che dietro gli andasse trascinato per la polvere?

Ero. No, non vorrei mirarlo.

Ant. Avvicinati allora, perocchè non v’è che una ferita che possa guarirmi de’ miei mali. Sa, snuda la tua fida spada, che fra le tue mani fu tante volte utile al tuo paese.

Ero. Ah signore, perdonatemi.

Ant. Il giorno ch’io ti diedi la libertà non giurasti tu di fare quel che ora ti chieggo, quando te l’imporrei? Obbedisci, o riguarderò tutti i tuoi servigi passati come compiti senza principii e senza volontà. Snuda la spada e avvicinati.

Ero. Togliete dunque da’ miei occhi quel volto sì nobile e sì bello, fatto per essere adorato dal mondo.

Ant. Sia.                                   (volgendosi altrove)

Ero. Eccomi colla spada alla mano.

Ant. Riempi con un sol colpo l’atto pel quale l’hai denudata.

Ero. Mio caro signore, mio duce, mio sovrano, permettete che prima di vibrare tal colpo vi dica addio.

Ant. L’hai detto, amico. Addio.

Ero. Addio, illustre eroe. Debb’io ferire?

Ant. Tosto, Ero.

Ero. Ebbene, è qui... (si uccide) così mi sottraggo al dolore di veder la morte di Antonio.     (spira)

Ant. Oh schiavo mille volte più nobile di me! generoso Ero, tu m’insegni a compiere da me stesso quello ch’io debbo, e che tu non hai potuto fare. La mia regina e il fido Ero hanno, con questo coraggioso esempio, ottenuto su di me una bella gloria presso le generazioni future. Ma da me ora valgo per incontrar la morte, e volo fra le sue braccia come nel letto della mia amante. Tutto è finito: Ero, è dal suo schiavo che il tuo signore ha ricevuto l’esempio del morire. Ecco quello che m’hai insegnato. (lasciandosi cadere sulla propria spada) Oh! non anche morto? Non anche?.. guardie!.. Olà!.. Ah trucidatemi!

(entrano Derceta e guardie)

Guard. Che fu questo rumore?

Ant. Male oprai, amici; terminate quello che cominciai male.

Guard. L’astro è tramontato.

Guard. E il circolo de’ suoi destini è rivolto.

Tutti. Oimè, sventura!

Ant. Quegli che mi ama mi dia l’ultimo colpo.