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atto quarto 341

sandria; ite a stringere fra le braccia le vostre spose, i vostri amici; narrate loro le vostre geste, mentre, versando lagrime di gioia, essi asciugheranno il sangue rappreso sulle vostre ferite, e le bacieranno con venerazione. Dammi la tua mano; (a Scaro, entra Cleopatra con seguito) è a quella celeste e potente incantatrice ch’io vanterò i tuoi fatti; vo’ farti provare le dolcezze d’essere ringraziato da lei. — Oh tu, luce del mondo, stringi fra le tue braccia questo collo vestito di ferro: passa l’acciaio di quest’arnese guerriero per giungere fino al mio cuore, e sentire il palpito del suo trionfo.

Cleop. Re dei re, infinitamente virtuoso! Eccoti dunque ritornato ridente e libero dai lacci che ti tendeva la perfida fortuna!

Ant. Mio rosignuolo, gli abbiamo respinti fino ai loro letti. Amica mia, malgrado questi grigi capelli, che si confondono ai bruni della gioventù, abbiamo un cervello che conserva nei nostri muscoli un vigore, che vince il fuoco dell’età primiera. — Guarda questo soldato: presenta alle sue labbra la tua bella mano, è la sua ricompensa. Avvicinati, mio prode, e bacia questa mano. — Egli ha combattuto oggi come un Dio nemico della specie umana, che giurato ne avesse l’esterminio.

Cleop. Amico, vo’ farti presente di un’armatura tutta d’oro, che appartenne ad un re.

Ant. Ei l’ha meritata, quand’anche scintillasse intera di rubini, come il sacro carro di Apolline. — Dammi la tua mano: traversiamo Alessandria in trionfo, portando innanzi a noi i nostri scudi mutilati, come i loro possessori. Se il nostro palazzo fosse abbastanza vasto per contenere l’esercito, ceneremmo tutti insieme, e faremmo brindisi in giro fino all’evento del dimani, che ci promette ancora pericoli degni di noi. Trombe, intronate la città con gli echeggiami suoni de’ vostri metalli; mescolate i vostri squilli acuti al romor sordo dei tamburi; e il cielo e la terra commossi rispondano a quei concenti, e applaudano al nostro arrivo.     (escono)

SCENA IX.

Il campo di Cesare.

Sentinelle ai loro posti. Entra Enobarbo.

Sol. Se non riceviamo la muta entro il termine di un’ora, torneremo al corpo di guardia. La notte è chiara, e si dice che la seconda ora del mattino ci vedrà schierati in battaglia.

Sol. Il giorno scorso ci fu funesto.