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340 | antonio e cleopatra |
SCENA VII.
Campo di battaglia.
Allarme. — Squillo di trombe. — Entrano Agrippa ed altri.
Agr. Ritiratevi; andammo tropp’oltre: Cesare stesso ha combattuto, e la resistenza ha ecceduto la nostra aspettazione.
(escono. — Allarme. — Entrano Antonio e Scaro ferito)
Scar. Oh mio prode imperatore, così si combatte! Se in egual guisa ci fossimo comportati ad Azio, gli avremmo cacciati pieni di ferite.
Ant. Il tuo sangue sgorga in copia.
Scar. Aveva qui una lieve scalfittura che ora si è fatta assai grande1.
Ant. Essi si ritirano.
Scar. Li batteremo fino a costringerli a nascondersi nei fori della terra; ho sul corpo una superficie intatta anche per sei ferite. (entra Ero)
Ero. Sono sconfitti, signore, e i nostri successi si possono aver in conto di una bella vittoria.
Scar. Tempestiamo il dorso dei vili; piombiam su di loro come sopra un gregge di damme; è cosa piacevole lo sferzare un corridore.
Ant. Ti darò una ricompensa pel tuo spirito, e dieci pel tuo valore. — Seguimi.
Scar. Mi affretto2. (escono)
SCENA VIII.
Sotto le mura di Alessandria.
Allarme. Entrano Antonio in marcia con Scaro e l’esercito.
Ant. L’abbiamo cacciato fino nel suo campo. — Correte qualcuno nella città, e annunziate alla regina gli ospiti che ci conviene di festeggiare in questo dì. Dimani, prima che il sole ci rivegga, finiremo di versare il sangue che oggi risparmiamo. — Vi ringrazio tutti; le vostre mani vittoriose hanno operati prodigii; e combatteste, non da uomini che servono gl’interessi altrui, ma come se ognuno di voi avesse difeso la propria causa. Voi vi mostraste altrettanti Ettori; rientrate in trionfo in Ales-