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atto terzo 333

briante, verrò tutto lurido di sangue. La mia spada ed io forniremo materia di racconti all’avvenire; io spero ancora in essa.

Cleop. Riconosco il mio eroe.

Ant. Voglio che i miei muscoli, il mio coraggio, la mia lena spieghino una triplice forza; combatterò disperato. Allorchè le mie ore scorrevano nella prosperità, gli uomini riscattavano da me la loro vita con cose da nulla; ma adesso sarò come un lupo divoratore e manderò fra le tenebre tutto quello che si opporrà al mio passaggio. — Vieni, passiamo un’altra notte in gioia. Si chiamino intorno a me tutti i miei ufficiali e rasserenino le addolorate loro fronti; si riempiano le nostre tazze e passiamo alcune altre ore fra l’ebbrezza del piacere.

Cleop. Oggi è il mio anniversario; credevo vederlo trascorrere tristamente; ma poichè ho trovato il mio Antonio, son di nuovo Cleopatra.

Ant. Godremo ancora della felicità.

Cleop. Chiamate intorno al mio signore tutti i suoi prodi.

Ant. Sì, darò loro i miei ordini, e questa sera il vino escirà dalle loro cicatrici. — Vieni, mia regina; rimangono ancora speranze. Alla prima battaglia che combatterò farò che la morte si innamori delle opere mie, perocchè contenderò colla spietata sua falce a chi mieta più vittime. (escono Ant, Cleop. e seguito)

Enob. Ora ei vuol sorpassare la folgore. L’essere furioso è atterrito al di là del timore: e in tale eccesso anche la timida colomba investirebbe lo sparviere. Veggo che il mio generale non racquista cuore che con discapito della testa. Allorchè il coraggio usurpa la ragione al guerriero, ei toglie il filo alla spada con cui combatte. — Cercherò qualche mezzo per lasciarlo.     (esce)