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326 | antonio e cleopatra |
istante. (si asside; entra Ero e Cleopatra, sostenuta da Carmiana e da Iras)
Ero. Gentil signora, venitene a lui; confortatelo.
Iras. Confortatelo, diletta regina.
Car. Fatelo! Come ve ne asterreste?
Cleop. Lasciatemi sedere. Oh Giuno!
Ant. No, no, no, no, no.
Ero. La vedete, signore?
Ant. Oh onta, onta, onta.
Car. Signora...
Iras. Signora; oh buona principessa!
Ero. Signore, signore...
Ant. Sì signore, sì... ei teneva a Filippi la spada colla punta per aria come un danzatore, intantochè io trafiggevo l’antico e generoso Cassio, e punivo di morte il frenetico Bruto. Egli lasciava soltanto la cura di combattere a’ suoi ufficiali, nè esperto era dei gran fatti di guerra; ma ora... non vale.
Cleop. Ah, non lo abbandonate.
Ero. La regina, signore, la regina.
Iras. Andate a lui, signora, parlategli; egli è fuor di sè per la vergogna.
Cleop. Ebbene... Sostenetemi... oh!
Ero. Nobile signore, alzatevi; la regina si avvicina; la sua testa è tremante e la morte la prenderà, se una parola della vostra bocca non la richiama in vita.
Ant. Ho offeso la mia riputazione nel modo più vile.
Ero. Signore, la regina.
Ant. Oh, dove mi hai tu condotto, egiziana? Vedi, io cerco di nascondere la mia ignominia anche a’ tuoi sguardi, pensando a quello che ho lasciato dietro a me, e che distrutto è rimasto per mio disonore.
Cleop. Oh, signore, signore! Perdonatemi, perdonate alle mie timide vele! lo non credevo che mi avreste seguita.
Ant. Egiziana, tu ben sapevi che il mio cuore era inseparabilmente attaccato al tuo vascello, e che fuggendo mi trascinavi con te; tu conoscevi il tuo impero assoluto sulla mia anima e ti era noto che un segnale de’ tuoi occhi m’avrebbe fatto disobbedire anche agli Dei.
Cleop. Oh, perdono!
Ant. Eccomi ora ridotto a mandar umili suppliche ad un giovine, a strisciare per tutti i viottoli tenebrosi della viltà, io che reggevo sollazzandomi la metà del mondo, e creavo o annientavo