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atto terzo 325


Enob. Oimè, oimè!                                   (entra Canidio)

Can. La nostra fortuna in mare è perduta e sprofonda nelle acque nel modo più lagrimevole. Se il nostro generale avesse rammentato quello che un tempo fu, tutto sarebbe riescito a bene. Oh! ei ne ha dato vilmente l’esempio della fuga!

Enob. A tanto giunsero le cose? In tal caso, buona notte.

Can. Essi fuggono verso il Peloponneso.

Scar. Lo potranno facilmente, ed ivi andrò per aspettare cose ulteriori.

Can. Io voglio arrendermi a Cesare colle mie legioni, e la mia cavalleria; già sei re mi mostrarono l’esempio della sommissione.

Enob. Io vo’ seguire ancora la fortuna vacillante d’Antonio, sebbene la prudenza mi consigliasse il contrario. (escono)

SCENA IX.

Alessandria. — Una stanza nel palazzo.

Entrano Antonio e seguito.

Ant. Odi, la terra non vuol esser calpestata dai miei passi. Essa ha vergogna di portarmi. Avvicinatevi, miei amici. La notte mi ha sorpreso in questo mondo e smarrita ho per sempre la via. — Mi rimane un vascello pieno di oro; ve ne fo dono: dividetelo fra di voi. Fuggite e andate a far pace con Cesare.

Seg. Fuggire? non mai.

Ant. Io pure fuggii, e i vili impararono da me come si mostri il dorso al nemico. Amici, abbandonatemi; sono fermo di seguitare un partito in cui non ho più mestieri di voi: andate. Il mio tesoro è alla bocca del porto; impossessatevene. — Oh! io son fuggito sull’orme di un oggetto, che arrossisco ora di contemplare! I miei stessi capelli si ribellano; perocchè i grigi rimproverano ai bruni la loro temerità, e questi a quelli il loro amore e la loro paura. Lasciatemi, lasciatemi; vi darò commendatizie per alcuni amici che vi porranno nella grazia di Cesare. Ve ne scongiuro, non vi affliggete: non mi dite di restare vicino a me; prendete il partito che la mia disperazione vi grida di abbracciare; abbandonate, senza rimorsi, coloro che da se stessi si abbandonano. Su, discendete alla riva; fra un istante vi farò dono del mio tesoro, e del mio vascello. — Lasciatemi, ve ne prego, un momento; lasciatemi, e poichè ho perduto il diritto di comandarvi, cedete alla mia preghiera. — Vi rivedrò fra un