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318 antonio e cleopatra

niranno le mie preghiere allorchè griderò: proteggete il mio signore, e un istante dopo, rinnegando tal voto sclamerò: salvatemi il fratello. La vittoria pel mio sposo, la vittoria pel mio fratello, saranno in contraddizione, nè v’è mezzo alcuno per me fra questi due orrendi estremi.

Ant. Gentile Ottavia, seguite la vostra inclinazione, e pregate per quello di cui preferite la salute. Ma io perdo il mio onore, io perdo tutto; meglio sarebbe che non fossi vostro, primachè appartener doveste a uno sposo senza nome. Nondimeno acconsento a quello che m’avete chiesto: potete essere mediatrice fra di noi. Durante questo tempo farò apparecchi di guerra atti a contener vostro fratello. Affrettatevi il più che potrete, perch’io mi arrendo ai vostri desiderii.

Ott. Grazie ne siano al mio sposo, e l’onnipossente Giove faccia di me, debole istrumento, la vostra riconciliatrice! La guerra fra di voi sarebbe come se il globo si aprisse, e convenisse empierne la voragine con monti d’uomini morti.

Ant. Dacchè conoscerete il primo autore di questi mali, rivolgete in esso il vostro odio, imperocchè certo i nostri falli non possono mai essere così eguali in tutto da lasciare il vostro amore sospeso, senza che per l’uno si determini, ritirandosi dall’altro. Preparate tutto per la vostra partenza; scegliete coloro che debbono accompagnarvi, e non risparmiate i miei tesori pel vostro scopo.     (escono)

SCENA V.

Altra stanza nello stesso.

Entrano Enobarbo ed Ero da diverse parti.

Enob. Ebbene, amico Ero?

Ero. Strane novelle, signore.

Enob. Quali?

Ero. Cesare e Lepido han fatto guerra a Pompeo.

Enob. È cosa antica; ne sai le conseguenze?

Ero. Cesare, dopo aver profittato dei servigi di Lepido, gli ha rifiutato l’eguaglianza del grado; non ha voluto che dividesse la gloria del combattimento; nè pago di questo insulto, lo ha accusato di aver intrattenuto corrispondenza di lettere con Pompeo. Senza altra formola che la sua propria accusa, lo ha fatto quindi sospendere, onde il misero triumviro, diseredato del mondo, aspetta che la morte allarghi la sua prigione.