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312 antonio e cleopatra


Ces. Ebbene, bevete, vi risponderò; ma amerei meglio digiunare per quattro dì che bever tanto in uno solo.

Enob. (a Ant.) Animo, mio valente imperatore, vogliamo eseguire i baccanali d’Egitto, celebrando la nostra orgia?

Pom. Facciamolo, buon soldato.

Ant. Intrecciamo le nostre mani finchè il vino vittorioso soggioghi tutti i nostri sensi, e ci assopisca nel dolce e voluttuoso obblìo di Lete.

Enob. Diamoci tutti la mano. Fate risuonare alle nostre orecchie i più alti concenti della musica; intanto io vi locherò. Questo fanciullo canterà, e tutti gli faran coro con quanta forza han nei precordii.     (La musica suona; tutti si dànno la mano)

Canzone.

«Vieni, monarca del vino, turgido Bacco dall’occhio infiammato; anneghiamo i nostri dolori nelle tue tazze, coroniamo i nostri capelli co’ tuoi grappoli; mescete finchè il mondo giri intorno a noi, finchè il mondo giri, mescete».

Ces. Signori, che volete di più? Buona notte, Pompeo. Degno fratello, cedete alle mie preghiere: le gravi nostre bisogne sdegnano tanta leggerezza. — Amati signori, separiamoci. Voi vedete come le mie guancie sono infiammate. Il vino ha trionfato del robusto Enobarbo; e la mia lingua balbetta scucite parole. Tanto strazio ne ha tutti deformati, e contraffatti; che si richiede di più? Buona notte. — Caro Antonio, la vostra mano.

Pom. Farò esperimento di voi sopra le sponde.

Ant. Farete; datemi ora la vostra mano.

Pom. O Antonio, voi possedete la casa di mio padre..... ma che?... siamo amici, venite, scendiam nel palischermo.

Enob. Bada di non cadere. — (escono Pom., Ces., Ant. e seguito) Mena, io non andrò sulla sponda.

Mena. Nè io tampoco. — A che accennano quegli strumenti?.. trombe, flauti, ah..... Nettuno, porgi orecchio all’alto addio che noi diamo a quei grandi mortali. Suonate e siate appiccati.

(squillo di trombe, e d’altri strumenti)

Enob. Oh, che dicono!... Dov’è il mio berretto?

Mena. Ah!... il nobile capitano!               (escono)