Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
300 | antonio e cleopatra |
fosse suo ospite, e ascoltata fu la sua risposta. Il nostro gentile Antonio, da cui niuna donna ebbe mai una ripulsa, acconciatasi la barba, corse alla festa, e secondo il suo costume pagò col proprio cuore il prezzo di un festino, in cui solo i suoi occhi avevano mangiato.
Agr. O regina incantatrice! Così pure ella fece deporre a Cesare la sua spada sul di lei letto, e felice egli rimase, nè ebbe sterili amori.
Enob. L’ho veduta una volta far quaranta passi per le vie di Alessandria, e rimasta senza lena, volendo invano parlare, svenire con tanta voluttà, da sembrare in quel letargo anche più bella, dipartendosi dalla sua muta bocca un’aura inconcepibile e celeste, che rapiva e compenetrava tutti i sensi.
Mec. Ora Antonio dovrà per sempre lasciarla.
Enob. No, ei non l’abbandonerà mai. L’età non può invecchiarla, nè l’abito dei godimenti esaurire l’infinita varietà dei suoi vezzi. Le altre donne saziano in breve i desiderii che soddisfano; ma ella più dà, e più i desiderii avviva. Fino il vizio diviene in lei grazia e bellezza, talchè i sacerdoti stessi consacrati la benedicono in mezzo alle sue lascivie.
Mec. Se la beltà unita alla saggezza e alla modestia può incatenare il cuore d’Antonio, Ottavia sarà una bella conquista per lui.
Agr. Andiamocene. — Buon Enobarbo, tu sarai mio ospite finchè dimori qui.
Enob. Vi ringrazio umilmente. (escono)
SCENA III.
Una stanza nel palazzo di Cesare.
Entrano Cesare, Antonio, Ottavia, un Indovino e seguito.
Ant. L’interesse del mondo, e i doveri importanti della mia dignità, mi strapperanno per qualche tempo dalle vostre braccia.
Ott. Tutte le ore della vostra assenza saranno da me impiegate a pregare gli Dei pei vostri successi.
Ant. Buona sera, signora. — Mia Ottavia, non giudicate Antonio da quello che ne dice il mondo. Varcai qualche volta i limiti, lo confesso; ma per l’avvenire la mia condotta non darà luogo a rimproveri. Buona sera, cara signora.
Ott. Buona notte, Antonio.
Ces. Addio. (escono Cesare e Ottavia)