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atto secondo | 299 |
Enob. Sì, Mecenate. Dormivamo il dì quant’era lungo, e facevam della notte giorno, bevendo.
Mec. Otto cinghiali arrostiti per asciolvere! E non eravate che dodici convitati? Tal fatto è vero?
Enob. Un moscerino fu quello per un’aquila; ne’ nostri banchetti avevamo ben altri mostri da far meravigliare.
Mec. È una regina splendida e fastosa, se vuolsi credere alla fama.
Enob. Fin dal suo primo colloquio con Antonio sul fiume Cidno, avvinse il di lui cuore nelle sue reti.
Agr. Infatti fu su quel fiume, ch’essa s’offerse a lui per la prima volta, se la voce non erra.
Enob. Vi narrerò quel colloquio. La galera, in cui la regina s’assideva quasi trono splendente di luce, pareva ardere sopra le acque. La poppa era d’oro massiccio, le vele di porpora sì profumata che i venti amorosi si parevano compiacere nell’enfiarle; remi d’argento a suon di flauti battevano l’acqua in cadenza, e i flutti stupiti sembravano accorrere sotto i loro colpi e seguire emulandosi il vascello. Per Cleopatra, non v’ha espressione che possa dipingere tutte le sue grazie, e la sua maestà. Adagiata entro la sua tenda, sopra un letto d’oro coperto del più ricco tessuto, ella offuscava quella famosa Venere, in cui vediamo che l’immaginazione dell’uomo ha vinta la natura. A’ suoi fianchi stavano assisi amabili e vaghi fanciulli; quasi gruppo di ridenti amori, che sventolavano veli di varie tinte, le cui molli ondulazioni, rinfrescando le delicate sue guancie, sembravano animarne vieppiù il vivo incarnato.
Agr. O spettacolo nuovo per gli occhi d’Antonio!
Enob. Le di lei donne, come altrettante nereidi o sirene, conformavano i loro movimenti a quelli de’ suoi occhi, e s’inclinavano in adorazione innanzi alla Dea. Una di queste, simile ad una vera naiade, seduta al timone, dirigeva il vascello; le corde di seta seguivano l’impulso della sua dolce e rosea mano, che le trattava con grazia e volubilità. Dal seno della nave si esalava un vapore d’invisibili profumi, che imbalsamavano i sensi. In un istante la città rimase deserta, i cittadini tutti corsero al porto; e Antonio, diritto sulla bigoncia in mezzo alla piazza pubblica dove concionava, rimase solo ad arringare l’aere, che recava armoniosamente sulle sue ali il nome di Cleopatra.
Agr. O meraviglia dell’Egitto!
Enob. Nell’istante in cui essa rientrò, Antonio mandò ad invitarla per un banchetto. Essa gli rispose che meglio era che ei