Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto primo | 291 |
miei vezzi, su di cui avrebbe voluto riposare gli sguardi eternamente, o morir contemplando l’oggetto da cui traeva la vita.
(entra Alexa)
Alex. Salute alla sovrana d’Egitto.
Cleop. Come dissimile tu sei da Marc’antonio! E nullameno, venendo di sua parte, mi sembra che un incanto da lui emanato ti circondi e ti abbellisca. Come vive il mio generoso Antonio?
Alex. Cara regina, l’ultima delle sue opere è l’ultimo bacio che ha dato, dopo cent’altri, a questa perla orientale. — Le sue parole mi stanno scolpite nel cuore.
Cleop. L’orecchio mio è impaziente di intenderle.
Alex. Buon amico, mi disse, va, di’ che il fedel Romano manda alla regina d’Egitto il tesoro strappato dal seno della conchiglia, e per compensare la pochezza del valore di tal dono, egli cadrà in breve a’ suoi piedi, e fregierà di regni il superbo suo trono. Dille che in breve tutto l’Oriente la chiamerà sovrana. — Dopo queste parole mi accomiatò con un cenno del capo, e montato sull’agile suo destriero partì di volo.
Cleop. Era mesto o lieto?
Alex. Come quella stagione dell’anno, che sta fra i due estremi del caldo e del freddo; nè gaio nè mesto.
Cleop. O savio contegno! Cara Carmiana, attendi, attendi, e riconoscerai Antonio. Mesto ei non era, perchè voleva mostrarsi sereno a’ suoi ufficiali, che conformano il loro volto al suo; non era gaio, perchè volea far loro intendere che avea lasciato in Egitto ogni sua gioia: se ne stava perciò in un giusto medio. O condotta assennata! Caro Antonio, sia che tu sia tristo o lieto, gl’impeti della tristezza e della gioia ti si addicono egualmente, più che ad ogni altro mortale. — Incontrasti i miei messaggeri?
Alex. Sì, signora, almeno venti. Perchè li inviate sì vicini uno all’altro?
Cleop. Perirà nella miseria quel fanciullo che nascerà il giorno, in cui dimenticherò di mandare da Antonio. Datemi il modo di scrivere, Carmiana. — Sii il benvenuto, mio buon Alexa. — Ho mai io amato Cesare così, Carmiana?
Car. Oh quel generoso Cesare!
Cleop. La tua esclamazione ti soffochi: di’ il generoso Antonio.
Car. Quel prode Cesare!
Cleop. Per Iside! la mia mano t’insanguinerà la gola, se osi ancora comparar Cesare al re dei mortali.
Car. Col vostro grazioso perdono, non fo che ripetere quello che dicevate.